Immagino che molti di voi abbiano sentito rivolgersi almeno una volta l’espressione “Sei ancora giovane”, che in genere significa: “Hai molto da imparare, non prendere iniziative autonome”, oppure “pensa a divertirti, finché puoi”.
L’ età in cui si prendono decisioni importanti per la vita, in cui si inizia a lavorare, a formare una famiglia, arriva oggi molto più tardi che in passato. Il tempo della gioventù, che oggi sembra non avere fine nella vita di una persona, è spesso associato alla spensieratezza, all’assenza del bisogno di impegnarsi in qualcosa di serio.
E’ davvero giusto abituarci a pensare in questo modo? A rifletterci bene, possiamo osservare che in ogni epoca i giovani sono stati i protagonisti di grandi azioni e cambiamenti della storia.
Michelangelo, quando ha scolpito la Pietà, una delle più belle sculture mai realizzate al mondo, che oggi possiamo ammirare nella Basilica di San Pietro, aveva meno di 25 anni. Il primo uomo al mondo a vedere la terra dallo spazio, Yuri Gagarin, era un giovane di 27. Non si conta il numero dei santi che giovanissimi hanno lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa: San Francesco, Santa Teresa di Lisieux e tantissimi altri hanno deciso presto di offrire la loro vita a Dio per la Chiesa e per la salvezza degli uomini. Ancora oggi a distanza di secoli possiamo apprezzare i frutti della loro offerta. Lo stesso Gesù ha iniziato il suo ministero terreno, offrendo la sua vita per la salvezza di tutti gli uomini quando aveva poco più di trent’anni. Ancora molto giovane, secondo i parametri di oggi.
Quest’anno in ottobre si celebrerà il Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani. Sarà un’occasione molto importante per animare tutti i giovani cristiani a rinnovare il loro entusiasmo, la loro creatività, il loro coraggio. Per non essere soltanto i “destinatari” di azioni evangelizzatrici, ma autentici protagonisti nella vita della Chiesa, partecipanti non solo per tradizione, ma per autentica vocazione. I giovani saranno chiamati non a chiedere qualcosa alla Chiesa, ma ad “essere Chiesa“, a sentirsi profondamente coinvolti in prima persona nel progetto di salvezza che Dio ci ha rivelato attraverso la persona di Gesù Cristo.
Migliaia di giovani nella Comunità Shalom e molti altri in numerose realtà ecclesiali hanno già compiuto la loro scelta, offrendosi per amore a Dio e agli uomini. Facendosi piccoli, attraverso una scelta profonda che dà felicità e pieno senso alla loro vita, senza smettere di essere giovani sono già “diventati grandi”.
Marco Mencaglia