Negli ultimi 164 giorni l’Europa è stata colta dal frastuono dell’artiglieria, dalle voci dei missili e dal lamento di molte famiglie e bambini in mezzo alla distruzione causata dalla guerra. Ma nei primi giorni di agosto un grido di pace si è levato dal continente Europeo.
Circa 300 giovani riuniti all’Acamps Summer Festival hanno levato un unico grido di pace. Croati, spagnoli, portoghesi, francesi, ungheresi, polacchi, tedeschi, italiani, boliviani, messicani, e giovani di altri paesi venuti quest’estate si sono riuniti in Molise, nel centro sud dell’Italia, per vivere giornate di fraternità, condivisione e preghiera.
Cosa possono essere delle semplici voci di fronte alle armi? Qual è il potere della preghiera di fronte alla potenza mortale dei missili? I giovani riuniti in Molise hanno risposto che la forza rivoluzionaria della pace è in grado non solo di mettere a tacere le voci di guerra, ma anche di trasformare gli strumenti di guerra in strumenti di pace, come racconta il profeta Isaia: “Faranno dei vomeri delle spade, forgeranno le loro falci delle lance”.
Acamps Summer Festival, ovvero il verbo ripartire
L’esperienza dei giovani durante l’Acamps è una testimonianza della forza che si nasconde nello stare a tavola insieme, nello sport dove la gioia dell’incontro è più grande della semplice vittoria, nel farsi capire con un semplice sorriso, con una stretta di mano – o anche nello spezzare il pane nell’Eucaristia celebrata ogni giorno. Nel sacramento della riconciliazione, la pace più profonda che si possa sperimentare: essere perdonati e perdonare.
Questo stare insieme è in un certo senso bellicoso – bellicoso contro l’inimicizia e l’egoismo. Imparare ad apprezzare le differenze, invece di volerle eliminare. Scoprire il fondamento di ogni possibile fraternità, essere figli dello stesso padre e della stessa madre. Figli di Dio, figli della Chiesa. Non è esagerato dire che è un piccolo balsamo sulla ferita aperta dalla guerra.
Ministri e discepoli della pace
È vero che il termine pace non è inteso solo come assenza di guerra. Ha un significato più ampio, si percepisce dall’esterno, ma si gode dall’interno. Chi si diverte vuole stare in compagnia. Vogliono comunicare. Vuole vederlo.
Riferendosi a una delle ipotesi sull’origine del nome “Europa”, quella secondo cui il nome deriverebbe dall’espressione eurús op, ovvero “grande vista”, “ampia veduta”, che evoca la capacità di guardare oltre, Papa Francesco in un messaggio ai partecipanti alla Conferenza europea dei giovani di Praga, tenutasi dall’11 al 13 luglio 2022 ha affermato: “Mi piace pensare a voi, giovani europei, come a persone con una vista ampia, aperta, capace di vedere oltre”.
Che cosa possono fare questi giovani, originariamente visionari, nei loro paesi? Costruire all’esterno ciò che hanno all’interno. Ministri e discepoli della pace, quella che solo il Risorto che è passato per la Croce, può dare.