“Gloria a Dio che effonde calore nel cuore dei figli di Adamo. Penetra negli atrii del cuore e li infiamma. Ed ecco colui che non è tuo fratello né parente né è stato con te e non era della tua regione, appena vi siete incontrati e innamorati, prende discendenza in te, generando bimbi che sono graziosi e cinguettano sillabe”.
Da poco ho terminato di rileggere, Matrimonio, e il testo sopra citato è uno dei canti dei Tuareg, il popolo nomade del deserto algerino, che il beato Charles de Foucauld aveva tradotto tre giorni prima del suo martirio: infatti, il 1 dicembre 1916 veniva assassinato nel suo eremo di Tamanrasset (“Vivi come se tu dovessi morire martire oggi”, aveva annotato nel suo diario).
Il questo tempo in cui stiamo studiano i nostri Statuti, il testo sopra mi ha irradiato per due motivi semplici che voglio condividere con voi:
-evoca il miracolo dell’innamoramento: due persone che un’ora prima neppure si conoscevano, che erano di origini diverse, di opinioni differenti s’incontrano e tra loro scocca la scintilla misteriosa dell’amore e da loro nascerà una nuova creatura, quel bambino che reca in sé l’unità dei suoi genitori.
-questo amore sponsale è anche uno dei fondamenti del nostro carisma.
Il Signore chiama persone che vengono da luoghi geografici diversi, culture lontane, età lontane, che per la società postmoderna non possono dialogare, professioni diverse; queste persone per Grazia solo per Grazia, s’incontrano, e tra loro scocca la scintilla misteriosa dell’amore in Dio, per Dio e con Dio e per il fratello e la sorella.
In loro e tra loro nasce una nuova creatura, lo Spirito santo, quel bambino che reca in sé l’unità dei suoi “genitori”.
Da qui l’amore sponsale in Cristo, per Cristo, per Cristo incarnato nei fratelli.
Si tratta di un amore sponsale che può arrivare fino al martirio, come ci testimonia il beato Charles de Foucauld.
Anche la Bibbia confessa che tra “le cose troppo ardue” da decifrare c’è “la via dell’uomo verso una giovane donna” (Proverbi 30,19). Questa realtà diventa anche il simbolo limpido dell’amore mistico, testimoniato da fratel Charles quando nelle sue pagine cantava “il nostro Sposo”, Dio. Egli lo attendeva sotto il cielo stellato, lo riconosceva nel respiro del vento del deserto, lo abbracciava nella preghiera del suo eremo sotto un sole incandescente, lo cercava di duna in duna, incontrando le carovane, lo ascoltava nell’eco dei canti tuareg.
Se esiste il miracolo dell’amore umano, così mirabile e invincibile, è segno che esiste l’amore sponsale del Dio di Gesù Cristo con l’uomo e dell’uomo con il Dio di Gesù Cristo, perché da soli non sapremmo mai creare un prodigio simile.
Un prodigio che, però, possiamo ferire o uccidere con l’egoismo e il male che è “sempre accovacciato alla porta” del nostro cuore (Genesi 4,7).
Carmine Tabarro