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Papa Francesco in Asia: stare accanto a chi soffre‏

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Diverse e toccanti sono state le immagini e i discorsi di Papa Francesco nel viaggio apostolico di Papa Francesco in Asia. Ma se dovessi sintetizzare tutto questo con un twitter direi che Papa Francesco ci dice che: “Dobbiamo imparare a piangere”.

Come non piangere davanti al volto di una bambina di strada, abusata, che a Manila in lacrime chiede al Papa perché soffrono i bambini? L’adolescente Gyizelle Palomar 12 anni, passata per la droga e la prostituzione ha detto al Papa piangendo: “ci sono tanti bambini rifiutati dai loro stessi genitori, altri sono vittime di molte cose terribili come droga e prostituzione”.
Papa Francesco ha lasciato perdere il discorso preparato e per farsi comprendere meglio ha parlato per oltre mezz’ora a braccio in spagnolo.

Dopo aver ringraziato Gyizelle per aver parlato della sua esperienza “in modo così coraggioso”, egli ha aggiunto: “Il cuore della tua domanda non ha risposta. Solo se noi siamo capaci di piangere sulle cose che tu hai detto, potremo avvicinarci a trovare la risposta a quella domanda”.

“Questa è una grande domanda: perché i bambini soffrono così tanto? Perché soffrono i bambini? Solo quando il cuore piange, possiamo rispondere. Esiste una compassione mondana che non serve. Una compassione che al massimo ci fa dare qualcosa prendendola dal portafogli. Se Cristo avesse avuto questa compassione, avrebbe incontrato solo qualcuno e poi sarebbe ritornato al Padre. Cari giovani amici, al mondo d’oggi c’è un’incapacità a piangere…

Certe necessità della vita si vedono solo attraverso i nostri occhi pieni di lacrime.

Invito ognuno di voi: ho imparato a piangere? Quando vedo un bimbo emarginato, drogato, abbandonato, abusato, usato come schiavo? Questa è la prima cosa: impariamo a piangere, come lei ci ha insegnato oggi…. Se voi non imparate a piangere, non siete buoni cristiani”.

Poi la domanda, l’unica, dice Papa Francesco, che non ha una risposta: “Perché Dio permette che accadano queste cose, anche se non è colpa dei bambini? Perché ci sono così poche persone che ci aiutano?”

“Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che ha detto Gyizelle, siamo capaci di rispondere a questa domanda”.
Accanto a lei c’è Jun un ex ragazzo di strada. La sostiene con un gesto e un sorriso e insieme vanno dal Papa per un lungo abbraccio.

È questa l’immagine del viaggio del Papa: la tenerezza di Francesco per il dolore dei bambini.
Questa “realtà che è sempre superiore all’idea – ha detto – è la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete, ed è superiore a tutte le risposte che io avevo preparato!”. Sono le ultime parole pronunciate a braccio nel campo dell’Università San Tomas di Manila dopo queste forti testimonianze.

Ancora, come non piangere davanti al volto di un padre che ha visto morire l’unica figlia, volontaria e contenta di lavorare per la messa del Papa. Il tifone ha spazzato via la sua vita, come l’altro ancor più forte quattordici mesi fa, ha spazzato via tutto a Tacloban, case e vite umane: poco più di sei mila; 1.700 i dispersi.

Pianto e dolore che Papa Francesco ha visto anche a Madhu, nello Sri Lanka, un santuario testimone di una lunga guerra civile tra governo centrale e popolazione Tamil, durata 26 anni, e di tanta solidarietà tra appartenenti a religioni diverse. La zona antistante il santuario, 160 ettari, fino al 2008 ha accolto migliaia di profughi, fuggiti dalle zone del conflitto. Sono proprio le religioni che assieme possono aiutare a superare divisioni e contrapposizioni. Lo dice chiaramente ai leader religiosi Francesco, ricordando, come sia aberrante portare guerra e violenze in nome di Dio. Lo ripete anche ai giornalisti, nel volo tra Sri Lanka e Filippine. Parla dei fatti di Parigi, Francesco, per ribadire che sia la libertà religiosa, sia quella di espressione sono due diritti fondamentali, ma hanno un limite, nel rispetto dell’altro; sono sì due diritti, ma la libertà dell’uno finisce dove inizia la libertà dell’altro.

Papa Francesco con le sue forti parole ci ha mostrato la sofferenza sulle facce della moltitudine dei superstiti del tifone nell’isola di Tacablan. “Di fronte al dolore di quella gente mi sono sentito annientato”, ha detto Francesco. “Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime”. “Abbiamo imparato a piangere?.
Abbiamo imparato ad ascoltare ad avere compassione? A soffrire con quelli che soffrono?”. Papa Francesco ci ha mostrato milioni di poveri e ci ha inviatato a imparare da loro: “Dai poveri si riceve”, dai poveri si va per ricevere, ha affermato Francesco, rovesciando in maniera evangelica secoli di assistenzialismo e smarcandosi da interpretazioni sociologiche e pauperistiche: “Ti lasci aiutare dai poveri, dai malati e da quelli che aiuti?… I sadducei, i dottori della legge dell’epoca di Gesù davano molto al popolo, davano la legge, insegnavano, ma non hanno mai lasciato che il popolo desse loro qualcosa”.

Abbiamo imparato noi a tendere la mano, a essere mendicanti? In questo viaggio apostolico abbiamo visto una Chiesa in cammino che si lascia sorprendere dalle sorprese di Dio. Una Chiesa consapevole che “Cristo appartiene a coloro che sentono umilmente, non a coloro che s’innalzano al di sopra del gregge”, come scriveva già Clemente Romano, uno dei successori di san Pietro, cogliendo di colpo il sensus Ecclesiae. Che l’essenziale perciò non viene fatto da tante discussioni. La vitalità cristiana dipende molto meno di quanto si pensi da tutto ciò che in ogni tempo si discute, si attua o si disgrega sulla scena del mondo.
Per Papa Francesco solo i poveri ci evangelizzano. In mezzo a tante discussioni sul cristianesimo è necessario tornare a queste considerazioni molto semplici e accettare quello che san Paolo, conoscendo per esperienza le tentazioni avverse, chiamava “la semplicità nel Cristo”, per far parte, senza alcuna riserva, “poveri di Dio”.
Lasciamoci interpellare dai “poveri di Dio”.
Perchè sono i “poveri di Dio”, come diceva De Lubac – “che contribuisce più di tutti gli altri a impedire che la nostra terra sia un inferno”.

Papa Francesco aveva detto che il suo voleva essere un viaggio per stare accanto alle persone che hanno sofferto, ai bambini, ai poveri, perché povertà, ignoranza e corruzione sfigurano il mondo. Ma certamente le folle che hanno accompagnato il Papa nei suoi appuntamenti, il calore con il quale è stato accolto a Colombo e a Manila non sono cose di tutti i giorni. Padre Federico Lombardi, conversando con i giornalisti nel far conoscere il numero delle persone che al Rizal Park e nelle strade circostanti – sei o forse sette milioni per le autorità di Manila – sottolinea che si è trattato del più grande evento nella storia dei Papi.
Ma non sono solo i numeri il vero elemento storico, ma l’esperienza del kairòs di Dio che si è vissuto nel viaggio apostolico di Papa Francesco.

Shalom!

Carmine Tabarro


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