Testimonianza

È possibile passare attraverso il dolore senza essere sofferenti

comshalom

Patricya era una giovane che partecipava all’Opera Shalom nella missione di Teresina, avendo trovato una vita piena di significato anche di fronte ai suoi limiti fisici, offrendo i suoi dolori e le sue sofferenze per i giovani. La sua Pasqua ha avuto luogo nell’ottobre 2017 a causa di una malattia cardiaca che l’aveva accompagnata sin dalla sua nascita. Tuttavia, due anni fa scrisse una testimonianza raccontando la sua esperienza in questo mistero di croce e risurrezione che la famiglia ora condivide per raggiungere altri giovani ed essere uno strumento di evangelizzazione.

 

«I libri “La luce di Chiara Luce” e “Colpa delle stelle” sono state la Voce di Dio nella mia vita»

Sono Patricya Menezes de Oliveira, ho 24 anni, sono dell’Opera Shalom della missione di Teresina-Piauí. Sono la sorella più piccola di tre sorelle: la più anziana è postulante della Comunità Shalom e l’altra carmelitana.
La mia vita è sempre stata mossa dalla fede, credo fin dalla mia nascita. Quando sono nata, mi è stata diagnosticata una cardiopatia chiamata tricuspide atresia, in cui i medici mi hanno dato al massimo un anno di vita, ma Dio dimostra sempre che la Sua Potenza, il Suo Amore e la Sua Misericordia sono più grandi di tutto, persino della medicina. La mia famiglia sempre molto religiosa ha fatto molte preghiere, promesse, eventi in modo da poter raccogliere fondi per le mie cure, di cui molte, nonostante i loro sforzi e la loro fede, non hanno avuto successo.

Una bambina “piena di vita”, ma così limitata. Di fronte a questa mia realtà ho sempre fatto un po’ di tutto, studiato, fatto amicizia, si preparava un sacco con le mie sorelle, di classe ucciso, sono passata nella fase di ribellione nell’adolescenza, molte avventure con i compagni di scuola al liceo, anche a fronte ai miei limiti i miei genitori non mi hanno mai frenata, mi lasciavano vivere, ma ovviamente sempre con orientamenti medici.
Ho sempre avuto una vita praticamente normale agli occhi di chi non mi conosceva veramente. Gli andirivieni negli ospedali erano molti, ancora di più erano le coccole e l’amore che ricevevo e ricevo fino ad oggi. E poiché “ho vissuto così bene” ho sempre sentito molte persone dicendo:”Wow sei una guerriera, ma sei proprio forte.” Ascoltare queste cose per me era strano, perché non riuscivo a capire da dove venisse quella forza, la mia conoscenza di Dio era nel senso più comune, un Dio là fuori in cielo: ora ho un’altra visione del Padre che è nei cieli.

Nel 2011 ho fatto il seminario di vita nello Spirito Santo, dove ho avuto la mia prima esperienza con l’Amore di Dio, che mi ha fatto capire da dove veniva quella forza, che mi ha fatto superare ogni crisi, che mi ha sempre dato tutto ciò di cui avevo più bisogno, mi amava, mi sosteneva, non solo per me, ma per tutta la mia famiglia, specialmente per miei genitori e le mie sorelle. E piena di questo Amore, l’ho interrogato più volte: perché non l’ho conosciuto prima? Ma poiché sa tutto, sapeva che era il momento di averLo come amico ora e non prima. L’anno seguente sono entrata nella facoltà di psicologia e ho avuto la diagnosi che l’ipertensione polmonare si stava trasformando in una condizione più grave. E poi arrivò la “bomba”: avrei dovuto fare uso di ossigeno per almeno 15 ore al giorno. Questa situazione avrebbe dovuto farmi essere la persona più arrabbiata al mondo, ma ero in sintonia con Dio così grande che, anche di fronte a questa nuova realtà io sapevo essere solo grata a Dio, perché mi ha sempre sostenuto, amato. E ho davvero vissuto una gioia inesplicabile: quando ho sentito da una sorella che vivevo “l’Amore Sponsale” l’ho trovato così bello e avrei voluto vivere per sempre in questo modo.

Ma poi è arrivata la cura esagerata delle persone, il tormento per prendersi più cura di me e questo mi stava togliendo la pace. Il libro “A Clara Luz de Chiara Luce” è stata la voce di Dio nella mia vita, il quale è venuto per mano della Madre del Carmelo di Teresina, in cui c’è la mia sorella carmelitana che ha scoperto la sua vocazione nel vocazionale Shalom.

Oh come questo libro è stato la voce di Dio per la mia vita, quante cose ho potuto imparare nella vita di Chiara: oggi ho un’amica in paradiso, lei è Chiara Luce Badano. Che bello vedere la gioventù di Chiara, come amava la vita, ma anche come desiderava il paradiso. A volte vivo i suoi sentimenti, sono innamorata della vita, amo la mia vita, amo vivere e sono molto felice, ma ah quanto ho sete del cielo, oh come vorrei presto il cielo. Quello che mi affascina della vita della Beata Chiara Luce era l’abbandono alla volontà del Signore, in cui il più grande Rhema di questo libro è la frase molto conosciuta “Gesù, se Tu lo vuoi, anch’io lo voglio”. Questa giaculatoria mi spinge a vivere quello che Dio ha per me, mi ha insegnato molto nello sviluppo della mia maturità accettando le mie nuove condizioni di vita e dando tutto per il Regno dei Cieli. Può sembrare sciocco: muoio di paura per un ago, sono terrorizzata e lo faccio sempre, ma in ogni esame del sangue ricordo Chiara che offre il suo dolore a Gesù, e oggi ispirata da lei offro ogni iniezione, ogni dolore per le anime e per i giovani che non conoscono Dio e che vivono nella sofferenza senza senso.

Un altro grande insegnamento che Chiara mi ha dato è stato quello di non parlare di Gesù, ma quello di portarlo alle persone con la sua vita, la sua giovinezza, il suo modo di vivere, “Devo parlare alle persone di Gesù con il mio comportamento.” La mamma è un grande strumento di Dio nella mia vita e ricordo che in uno dei miei ricoveri mi chiamò e mi disse: “Non lasciare che nessuna sofferenza passi inosservata nella tua vita” e questo è quello che cerco di fare; ovviamente non posso farlo sempre, a volte lascio che la mia umanità parli più forte, ma quando è possibile dò un senso alle mie sofferenze per non soffrire in modo così doloroso e senza senso, dando sempre tutto a Gesù, perché è sempre il mio sostegno. Come dice una musica, esiste una lode che sorge solo nella Croce.

Davanti a questa esperienza ho continuato a vivere la mia vita, l’università, i gruppi di preghiera, la famiglia, gli amici e, quando possibile, ad evangelizzare con la mia testimonianza. Ho continuato ad essere viziata, solo che ora da più persone: gli amici di facoltà che Dio mi ha dato, i fratelli del mio gruppo di preghiera e i pastori che mi aiutano a portare la mia croce, letteralmente.   È quando il libro “Colpa delle stelle” è stato la voce di Dio nella mia vita … Beh, quando il film è uscito al cinema tutte le persone che l’hanno visto hanno detto che mi hanno ricordata solo e l’ho dovuto guardare: non sono molto appassionata di cinema, non avevo alcun interesse, persino mia sorella maggiore ci rimase male quando mi sono rifiutata di guardarlo (oh poverina haha); avevo anche il libro qui a casa ma in me non sorse nessun tipo di interesse.

Proprio in questo periodo, nell’università ho vissuto momenti intensi di studio e credendo sempre di vivere il motto di Chiara, “per Te e a Te tutto questo Gesù”, perché Dio mi ha sempre dato una sicurezza del mio corso per la mia vita, dove avrei raggiunto anime per Lui, perciò ho sempre cercato di fare del mio meglio, come Moysés, fondatore della Comunità, dice sempre di dare il nostro meglio al Signore. Così sono andata e ho fatto del mio meglio: ero la miglior studentessa che potessi essere per Gesù. In questo periodo feci un monitoraggio e quando pregai per ringraziare dell’approvazione del monitoraggio, Gesù mi ha detto: “Io sarò il tuo sostegno in questo nuovo tempo e tu sarai il mio strumento.” Bene, di fronte a questo sforzo nel dedicarmi allo studio, l’ultima settimana di scuola sono stata ricoverata.

Quindi ho passato molto tempo nell’ingratitudine, anche se tutto è andato bene, perché Dio è molto provvidente nelle nostre vite. Facendo la condivisione di tutto questo con un’amica, quasi una madre per me, lei che mi ha parlato dell’Amore di Dio e che fu il mio primo pastore e compagno, eccola che arriva con l’esempio di Hazel Grace, la ragazza del libro/film “Colpa delle stelle”, questo mi ha fatto provare un’inqueitudine e ho deciso di guardare il film, e siccome ero in vacanza ho deciso di leggere anche il libro. La lettura era come quella di Chiara: una lettura interessante, piacevole e mi identificai davvero con i sentimenti di Hazel; sembrava che tutto ciò che era scritto in quel libro descrivesse i miei sentimenti, come se potessi nominare i turbini di sentimenti che vivevo per tutta la mia vita che non ho mai potuto descrivere, Dio ha parlato molto attraverso questo libro.
Come ho detto prima, mi sono sentita un mostro, perché pensavo di sperimentare l’ingratitudine, ma in realtà non lo era. Usando le parole di Hazel, “sono solo gli effetti collaterali di chi sta morendo”, non che io lo sia, grazie al Padre, sono viva, vivo alla grande, la provvidenza e misericordia divina mi raggiungono ogni giorno della mia vita e sarà così fino a quando sarà la fine della mia vita. Ogni volta che esco da una crisi, torno sempre con gli effetti collaterali di chi sta morendo HAHA Seriamente! Ho ridacchiato, ma seriamente, questa cosa di essere depressa, di voler stare da sola a pensare a stupidaggini, malumore e infastidirsi con tutto, sono tutti gli effetti collaterali citati da Hazel nel morire. Penso che è quello che ho vissuto haha

Hazel, anche se era una malata terminale, ha vissuto la sua vita proprio come una qualsiasi giovane, ovviamente secondo la propria realtà. Mi piace far capire ai miei medici che, nonostante le mie condizioni, io sono una persona piena di vita, occupata, non mi piace stare ferma, questo mi farebbe ammalare ancora di più, mi piace essere utile, io sono creativa e faccio sempre tante cose diverse. Non lascerò il mio corso e molto meno smetterò di andare al mio gruppo di preghiera, non smetterò di andare uscire con i miei amici, ma la novità ora è che dovrò prendere il mio partner ossigeno ;D Sarà difficile, non mi piace dipendere dagli altri: per me la cosa peggiore è quella di stare seduta e chiedere migliaia di favori, ma come il mio parroco di recente mi ha detto “tutto questo servirà a lavorare la carità dei fratelli e la mia umiltà” (ecco, accetta Patricya :P)

Finisco il mio racconto chiedendo preghiere ad ogni persona che leggerà la mia testimonianza, così che davanti a questa nuova sfida che il Signore mi ha affidato nel portare il mio ossigeno all’università e testimoniare le sue opere nella mia vita mi faccia crescere sempre più nella ricerca della santità, che come Chiara io porti sempre Gesù attraverso la mia vita e come Hazel possa essere forte e cercare di vivere una vita normale anche con una salute fragile. Pregate per la mia salute e che io possa sempre contare sui piani di Dio per la mia vita.

Le mie più grandi esperienze con la Divina Misericordia sono state attraverso il dolore e la sofferenza, in cui Lui stesso mi ha insegnato che si può vivere un dolore o soffrire senza essere addolorato e sofferente. Con il Libro “Colpa delle stelle” concludo che “ABBIAMO BISOGNO DI SENTIRE IL DOLORE”, perché è attraverso il dolore che Dio ci santifica e nel dolore impariamo ad essere persone migliori. Solo imparando a vivere un dolore che si può arrivare a conoscere come Gesù ci ama, perché non c’è dolore più grande di quello che Lui ha sofferto, non solo il dolore fisico di essere crocifisso o di portare un peso così grande, ma di essere tradito, di non avere reciprocità.

(Nascita 31.05.1991 - Morte 24.10.2017)

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