In un tempo in cui spesso si fatica a trovare delle ragioni per sperare, noi che abbiamo la convinzione di poter fare sicuro affidamento al Dio della Bibbia abbiamo più che mai il dovere di – come dice san Pietro ai Cristiani – «rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1). A questo punto, nella prima lettera di Pietro ci mostra come l’evento pasquale dia forma e contenuto alla speranza cristiana. Questa è la vera speranza, la speranza che è donata da Dio ai credenti e, attraverso loro, agli uomini: è la speranza che i cristiani hanno il compito di annunciare e testimoniare al mondo, perché «in questa speranza siamo stati salvati» (2).
Nella Sacra Scrittura, la speranza è affidarsi alla promessa, è appoggiarsi, compresa sempre come l’attesa di una salvezza futura. È la parola “chiave” della fede nella Bibbia. «Ma la speranza in quanto è attesa o desiderio paziente non è una illusione, Può difendersi di fronte alla logica, perché essa ha un reale, per quanto misterioso, fondamento, la fede» (3).
Sono queste definizioni che facevano già parte dell’Antico Testamento, ma il Nuovo Testamento ha in sé avvenimenti che indicano la speranza, con l’intensità più sicura e concreta; dove la pazienza dell’attesa diviene un titolo di gloria, un motivo di gioia. La speranza non è solamente un atto di fede; essa ha proprie esperienze, che sono la scoperta della forza nella debolezza, della gioia nella prova, dell’arricchimento nella rinuncia. È il progresso trionfante di San Paolo.
«Ci gloriamo nella speranza della gloria dei figlioli di Dio. Né solo questo, ma ci gloriamo pure nelle tribolazioni: sapendo che la tribolazione produce la pazienza; la pazienza la prova; la prova la speranza; la speranza poi non porta inganno, perché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (4).
La “speranza” cristiana e “le speranze”
Nella Teologia paolina:
«troviamo 36 ricorrenze di «elpìs» (speranza) sulle 53 di tutto il Nuovo Testamento ed è una proporzione rilevante per cui il termine si pone all’ attenzione. Le ricorrenze di «elpizo» (sperare) sono sempre numerose, ma relativamente più scarse: 19 ricorrenze sulle 31 di tutto il Nuovo Testamento. Si conferma così la tendenza propria di Paolo verso la concettualizzazione» (5).
Dunque:
«c’è da aspettarsi che, pur avendo sempre a monte l’esperienza arricchente dello studio dell’ Antico Testamento e quello non meno importante della pratica liturgica del tempio, nelle quali la speranza ha il suo rilievo, Paolo elabori in proprio e concettualizzi, come ha fatto per la fede e per l’ amore, anche sotto l’influsso tipico dell’ambiente greco col quale si trova in contatto» (6).
Sottolineiamo qui la distinzione tra la speranza e “le speranze”, tra le affermazioni nella dimensione assoluta e relativa del tema. Sicuramente la speranza non è un semplice atteggiamento fiducioso. Colui che professa la fede, continua a vedere, anche se attraverso la luce di Dio, il potere del male, della sofferenza, della morte. Come sperare, allora? La narrazione della Genesi ci presenta la figura di Abramo, padre della fede, e pure della speranza. Abramo – così dice Paolo – «sperò contro ogni speranza» (7), ossia, contro ogni attesa puramente umana. Quindi, qual è stato il percorso di Abramo? La sua vicenda è allacciata con quella di Lot. Abramo e Lot percorrono un identico itinerario geografico, ma l’itinerario spirituale è completamente distinto. Nel momento in cui Lot ha speranza solo in questo mondo, una speranza temporanea, Abramo si sente inviato dentro la vita, comprende la sua esistenza come un dono del quale ringraziare, spera nelle promesse di Dio, anche se ancora non ne vede in compimento.
Questa dissomiglianza di posizioni tra l’illimitato e il relativo, nel vissuto della speranza, possiamo anche incontrare nel ambiente ecclesiale.
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(1) 1 Pt 3,15.
(2) Rom 8,24.
(3) M. FRAEYMAN, Essentialia de spe christiana in theologia Paulina, in Collationes gandavenses, ser. 2 (1952) 39-43; TEODORO DA CASTEL S. PIETRO, La speranza nella lettera agli Ebrei, in Tabor, 7 (1953) 169-177.
(4) Rm 5, 2-5.
(5) ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Le virtù teologali: la vita cristiana nella fede, speranza e carità. Edizioni San Paolo, 95, Torino, 2005.
(6) Ibid. Una pressione su Paolo dell’ambiente pagano è anche a proposito della speranza, rilevabile, nel fatto che per caratterizzare i pagani parla di «coloro che non hanno speranza» (1 Ts 4,13), «senza speranza e atei in questo mondo» (Ef 2,12).
(7) Rm 4,18.
Elton Alves (Comunità di Vita – Lugano)
Guido Aragão (Comunità di Alleanza – Fortaleza)
Missionari della Comunità Cattolica Shalom