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Abito da Sposa – (Emmir Nogueira)

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No! Questo articolo non tratta della famosa opera teatrale di Nelson Rodrigues* con lo stesso nome**. Al contrario. Parlo di un altro abito da sposa, un’altra sposa, un’altra mentalità. Parlo di una foto. In primo piano, la sposa. Abito semplice senza ricami. Coroncina semplice e velo lungo. Bouquet semplice, pochi fiori, tutto bianco. Trucco impercettibile. Incredibilmente bella, che se non fosse per la sua espressione di gioia interiore, sarebbe considerata una persona poco attraente. Un sorriso grande, felice, con il braccio destro steso un po’ verso l’alto, come a mostrare il bouquet. Sotto il vestito, quasi senza volerlo, si intravede il piede sinistro, a segnalare un gesto quasi di danza, e anche di scherzo, come qualcuno che sta facendo un inchino. Proprio così. E’ stata una foto spontanea, senza pose. In secondo piano, un bambino. Di quelli semplici, forse un ospite intruso. Rivolto verso la sposa, sembra che sia lì solo per dire: è estate! Maniche corte, pantaloncini, gambe completamente nude. Senza dubbio, è estate. Il bambino ha compiuto la sua missione. Non è lì perché è un paggio, un fratello, un padrino o un invitato. Sembra solo lì per dire: “Vedi, è estate!”.

Ti starai chiedendo:”E che cosa c’è di così importante sul fatto che è estate per giustificare una missione speciale per l’intruso? E’ che la sposa, in primo piano, sì, la sposa della foto – abbastanza sorprendentemente! – ha le maniche (sì, il suo vestito ha due maniche!) lunghe. Di quelli che arrivano fino al polso. E vedi che non sono trasparenti. La scollatura – abbastanza sorprendentemente, ancora una volta – è vicino al collo. Tutto è così particolarmente diverso da quello che oggi noi chiamiamo sposa. Il più grande dei dettagli, tuttavia, trascende la foto: la sposa della foto è una santa. Santa Gianna, appena sposata con il suo Pietro, sognando felicemente i loro quattro tesori che sarebbero arrivati in seguito.

 

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Contemplando questa immagine, i miei pensieri si sono accavallati come un’onda una dopo l’altra. Primo:”Wow, lei eccelleva per l’esaltazione della castità, della verginità!”. Secondo: “Era già santa!” (Come se essere santi si facesse in uno schiocco di dita). Terzo: “Potete immaginare se il suo vestito fosse stato senza maniche, senza spalline, con niente sopra la linea del seno, senza esaltare la castità? Immaginate se le spalle fossero state a torso nudo, il trucco pesante, con la corona come quella della regina di Saba? Immaginate se il vestito fosse stato di un bagliore, se il bouquet fosse stato lungo fino ai piedi? Con che coraggio le persone avrebbero mostrato l’immagine della santa?”. Quarto:”Beh, avremmo potuto dire che si era convertita solo in seguito e che solo allora avesse aderito alla castità”. Quinto: “Mio Dio, com’era il mio abito da sposa?”

Già. La santa, vestita da sposa, esaltava la castità nel suo abito a maniche lunghe, nonostante la piena estate italiana. L’ha esaltata lì e l’avrebbe esaltata più tardi, nel corso della loro vita coniugale, come si vede dalle lettere che si scambia con il suo Pietro. Questa santa non direbbe che in camera da letto, a porte chiuse, tutto è permesso. Non avrebbe pensato di trasformare il loro letto coniugale in un letto di un motel. Non avrebbe pensato di usare biancheria intima porno per eccitare il suo Pietro. Non avrebbe pensato ai preservativi o alle pillole anticoncezionali. Non avrebbe pensato alla legatura delle sue tube, colei che non pensò di eliminare il suo feto per liberare suo utero.

Posso sbagliarmi. Ma oggi, quando vedo le spose nude, imbellettate come attrici televisive, trascinando i loro amati e chilometrici bouquet, estasiate nel bere alle loro feste di matrimonio, io non posso fare a meno di pensare a come considerano la castità coniugale, a come trasformerebbero i loro letti, le loro alcove coniugali, come si diceva prima. Non posso fare a meno di chiedermi a cosa sarebbero disposte per trasformare le loro famiglie, i loro corpi e i corpi dei loro mariti. Non sono sicura che connotazione darebbero a questo possessivo “tuo”: “tuo” marito, “tuo” letto, “tua” stanza, “tuo” figlio. Temo che, con le idee distorte, direbbero che, essendo loro il corpo e loro il figlio, essendo loro il letto e loro il marito, possono disporne a loro piacimento. E questo sarebbe il rovescio del vestito da sposa della foto e di tutto ciò che, canonizzandola, la Chiesa vuole dirci.

 

Maria Emmir O. Nogueira, la cofondatrice e formatrice generale della Comunità Shalom.

[Testo originale]

*Nelson Falcão Rodrigues è stato un drammaturgo, scrittore e giornalista brasiliano.

** “Abito da sposa – Doroteia.”


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