Anno 1548. Il giovane Duca di Gandia (Spagna), Francesco Borgia, nipote del Papa Alessandro VI fa arrivare al Pontefice Paolo III una particolare richiesta: l’approvazione pontificia del libretto degli Esercizi Spirituali scritto da Ignazio di Loyola, superiore e fondatore della Compagnia di Gesù, che lo stesso Papa aveva approvatootto anni prima.
Ignazio e i suoi Compagni davano già questi Esercizi, con eccellenti frutt spirituali. Ma, a causa di questi, Ignazio era già stato imprigionato due volte, ad Alcalà e a Salamanca, vittima dei sospetti dell’Inquisizione, che al tempo della Riforma Protestante guardava con sfiducia qualsiasi nuovo movimento spirituale.
La risposta del Papa è arrivata il giorno 31 luglio 1548 “ Fatti esaminare tali esercizi e ascoltate anche testimonianze e relazioni favorevoli [….] constatiamo che i detti Esercizisono pieni di pietà e santità e sono e saranno molto utili per il progresso spirituale dei fedeli. Inoltre è nostro dovere riconoscere che Ignazio e la compagnia da lui fondata raccolgono frutti abbondanti di bene in tutta la Chiesa; di tutto questo la maggior parte del merito è degli Esercizi Spirituali. Per questo [….] esortiamo i fedeli di entrambi i sessi, in qualsiasi luogo del mondo, ad usufruire dei benefici di questi Esercizi e lasciarsi educare da questi. “Durante i secoli, altre si sono susseguite a questa prima solenne approvazione di Paolo III.
Nel nostro secolo, i maggiori elogi sono venuti in particolar modo da Pio XI, Pio XII e Paolo VI. Papa Pio XI, nel 1922, ha dichiarato Sant’Ignazio di Loyola patrono di tutti gli Esercizi Spirituali, e nell’enciclica Mens nostra del 1929 tratta in maniera magistrale gli Esercizi Ignaziani, evidenziando la profondità della dottrina e la sicurezza del metodo ascetico.
Paolo VI, alunno dei gesuiti, scriveva così nel 1965 : “Sappiamo che la predicazione più efficace è proprio quella degli Esercizi spirituali”. E precisava “Guai a noi se gli Esercizi Spirituali , con quel paradigma meraviglioso e magistrale che Sant’Ignazio ha lasciato, diventassero una ripetizione formale e , direi, pigra ,di questo schema [….] Dobbiamo ampliare questa fonte di salvezza e di energia spirituale, dobbiamo renderla accessibile a tutte le categorie”.
Il pensiero di Sant’Ignazio
Così – di Venezia- scriveva il santo al suo amico e confessore Emanuele Miona ( 16 novembre 1536): “Non conosco in questa mia vitaa un altro mezzo per pagare una parte dei miei debiti on voi se non quello di farvi praticare gli Esercizi Spirituali di un mese. […]Gli esercizi sono, senza dubbio, quanto di migliore io possa concepire, conoscere. E comprendere in questa vita, sia per il progresso prsonale di un uomo, sia per i frutti, l’aiuto e il vantaggio che esso può portare a molti altri”.
Sant’ Ignazio cosiderava gli esercizi non come “opera sua”, ma come un dono di Dio per tutta la Chiesa. Gli esercizi non sono stati studiati e fatti a tavolino, ma sperimentati nel suo eremo della Manresa dove ha trascorso un intero anno come asceta e penitente,e dove – come lui scrive nella sua Autobiografia – “ Dio si comportava con lui come un professore di scuola con un bambino : lo istruiva ( Autob. 27).
Questo portava come consegueneza necessaria il fatto che gli Esercizi fossero “fatti” e non letti. Non voleva quindi que il libro degli Esercizi andasse in mano a tutti , perchè se ne ricava poco con la semplice lettura. Nè voleva spiegazioni eccessive da parte di colui che dava gli Esercizi. I punti di meditazione dovevano essere brevi, perché per l’anima vale più lo scoprirsi da sola, piuttosto che fare una lunga spiegazione didattica.
Come si sviluppano gli Esercizi ignaziani.
Ricordiamoci prima di tutto che gli Esercizi Spirituali non sono un tempo di studio o una semplice concentrazione e preghiera. Sono ricerca:” Come il passeggiare, il camminare, il correre sono esercizi fisici, così chiamiamo gli Esercizi Spirituali come tutti i modi di preparare e disporre l’anima nell’eliminare tutti gli affetti disordonati e , dopo averli eliminati, cercare e trovare la volontà di Dio nella disposizione della propria vita, per la salvezza della propria anima”( Es. Sp.Ann.1)
Casa di Esercizi dei Gesuiti
Ad Altavilla Milizia (Palermo)
La finalità è chiara: sforzarsi di ordinare la tua vita secondo il progetto di Dio. Ecco il modo di procedere.
Ignazio raccomanda prima di tutto, fare gli Esercizi Spirituali in un luogo diverso dal proprio ambiente usuale. Per questo i gesuiti hanno dato vita a quelle che si chiamano “Case di Esercizi”, organizzate in modo tale da permettere quella concentrazione, quel “deserto” anche esteriore, quel “silenzio” che faciliti l’azione della Grazia in noi.
Si inizia con una considerazione fondamentale ( S. Ignazio la chiamaa di “Principio e fondamento”): a quale scopo Dio ci hai creati? La ragione. Illuminata dalla fede, ci da la risposta: l’uomo è stato creato da Dio e per Dio. Tutto il bene è stato messo a disposizione dall’uomo perchè lo aiuti a conseguire questo fine. Per questo l’uomo deve fare di questo un uso ragionevole. Abbiamo così bisogno di acquisire una libertà di spirito ed un perfetto controllo dei nostri istinti, per mezzo di quella che Ignazio chiama “indifferenza”, che non è apatia, ma autocontrollo ed equilibrio spirituale.
Fatto questo Ignazio passa agli esercizi veri e propri, che divide in quattro settimane, intesi in base agli argomenti da trattare e non secondo il numero dei giorni.
Sono così 4 tappe , che possiamo ricordare con quattro tradizionali parole latine, ognuna delle quali esprime una finalità.
I° Settimana (tappa): “Deformata reformare”, eliminare dall’anima le deformazioni causate dal peccato. E’ un modo di conoscere noi stessi e il grave disordine creato dal peccato nella nostra vita, oltre al pericolo di dannazione al quale siamo esposti! Per non cadere nello sconforto, Ignazio ci fa contemplare l’immagine del Salvatore Crocifisso, morto per salvarci dalla morte eterna.
II° “Reformata conformare”. Siamo invitati a rivestirci di Cristo e della sua armatura. L’uomo “riformato” deve “conformarsi” a Cristo: povero come lui; ardente d’amore per il Padre e i fratelli. E’ il tempo della “riforma” o della scelta dello stato di vita: come , all’ato pratico, devo seguire Cristo?
III° Settimana (tappa): “Conformata confirmare”. Questo è , fortificare i proprositi di adesione a Cristo, per mezzo della contemplazione di Colui che è stato obbediente fino alla morte sulla croce. Il grido del Figlio :”Padre , se possibile, allontana da me questo calice”, è importante ricordare la seconda parte di questa supplica:” Ma non la mia, la tua volontà sia fatta”. In questa tappa veniamo confermati nelle decisoni prese.
IV Settimana (tappa ) “ Confirmata transformare”. “ Io non muoio: entro nella vita”, scriveva S. Teresa di Liseux prima di morire. E ,di fatto, la Chiesa canta “Vita mutatir, non tollitur”, ossia “ la vita non è tolta dalla morte, bensì trasformata”.
La morte di Gesù nella croce ha coinciso con l’inizio del Cristianesimo. “ Chi perde la sua vita per causa mia , la troverà”, dice Gesù nel Vangelo. E la vita del Resuscitato è la speranza di chi fa gli Esercizi in questa tappa finale.
Alla fine degli Esercizi, S. Ignazio propone una meravigliosacontemplazione per raggiungere l’Amore puto di Dio ( chiamata “ contemplazione ad amorem”). Con il pensiero si rivolge alla Creazione e alla Redenzione, per scoprire come e quanto Dio ci ama! E si rimne con l’unico desiderio che si esprime nella preghiera: “ O Signore, dammi il tuo amore e la tua grazia: questo mi basta!
Maria appare a S.Ignazio di Loyola
Affresco di Jacques Courtois (Borgognone)
Attualità degli Esercizi Spirituali
Oggi al mondo piace la confusione, non il silenzio nè il raccoglimennto; vuole stare libero da leggi e discipline. Possiamo ancora parlare di ricerca della volontà di Dio nella disposizione della nostra vita?”
Nel 1967 i Vescovi di Triveneto scrivevano una lettera sulla validità degli Esercizi Spirituali” e raccomandano “ nel perseverare in questo apostolato che si rivela sempre più prezioso”. Senza escludere l’impegno di sperimentare forme che si adattano ai nostri giorni, insistiamo sulla classica struttura degli Esercizi ignaziani, così valida e provvidenziale nel suo clima di riflessione e di profondo silenzio” (Pietro Schiavone s.j., Il Progetto Del Padre, pp.12-13).
Gli esercizi sono un “carisma” : un dono di Dio alla chiesa, per la sua edificazione e dil suo rinnovamento, e l’esperienza di innumerevoli persone che oggi anche ne traggono beneficio è la prova che lo Spirito Santo continua ad illuminare le anime attraverso gli Esercizi.
Concludiamo con queste parole di Paolo VI, “ La pratica degli esercizi costituisce non solo una pausa che da tono e viglore allo spirito, nel mezzo delle dissipazioni della rumorosa vita moderna, ma anche una scuola ancora oggi insostituibile per introdurre le anime in una maggiore intimità con Dio, nell’amore alla virtù e alla scienza vera dela vita, come dono di Dio e come risposta alla sua chiamata”.