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Eucaristia: Dio vuole restare tra gli uomini

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DSC_3532L’Eucaristia è “la fonte e l’apice di tutta la vita cristiana” (LG, 11). Gli altri sacramenti, così come tutti i ministeri ecclesiastici e gli impegni apostolici, sono legati alla santa Eucaristia e orientati verso di essa. L’Eucaristia infatti contiene ogni bene spirituale della Chiesa, ovvero lo stesso Cristo, nostra Pasqua (CCC, 1324). A partire da questa definizione, possiamo contemplare il significato dell’Eucaristia per noi cristiani. Che grande eredità ci ha lasciato Cristo! Il suo corpo, il suo sangue si uniscono così intimamente ai nostri corpi, alle nostre anime, alle nostre vite, alle nostre storie… la nostra storia umana è così sempre sostenuta dalla grazia divina.

Dio si dona nel suo corpo  e nel suo sangue, interamente e intimamente all’uomo e lo accoglie integralmente. Ma chi è l’uomo accolto da Cristo nell’Eucaristia? E’ l’uomo che ha sete di Dio, e che allo stesso tempo è ferito, è peccatore, è incostante, dubbioso, ha paura… è Tommaso, Pietro, Saulo…

Dio nellEucaristia si dona all’uomo, ai sofferenti, ai disperati, ai depressi, ma anche a coloro che hanno sete di verità, di vita in abbondanza, di giustizia e di pace… Per avvicinarci meglio a questo desiderio di Dio di restare con gli uomini, possiamo leggere Luca 22, 19: Gesù prende il pane, rende grazie, lo spezza e lo dà ai suoi discepoli dicendo: “Questo è il mio corpo, dato per voi. Fate questo in memoria di me”. Dopo la cena fa lo stesso con il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue, versato per voi”. Cosa ha significato dunque l’ultima cena? E’ stato un momento di azione di grazie, che Gesù ha desiderato ardentemente (Lc 22, 15).
Il verbo greco “eucharistèin” ricorda le benedizioni giudaiche che proclamano, soprattutto durante i pasti, le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione. Le parole della consacrazione, in cui Gesù sottolinea quanto è dato per i discepoli, vogliono significare che già in quel momento Lui si era sacrificato per loro. L’azione di grazie ci immerge nel profondo sentimento d’amore del sacrificio in tutta la sua realtà. Il sacrificio di Gesù è frutto di sentimenti profondi e veritieri, di un amore portato alle ultime conseguenze.

Possiamo dunque unire ora l’istituzione dell’Eucaristia descritta dall’evangelista Luca ad ogni celebrazione eucaristica a cui partecipiamo, insieme al sacerdote e ai fratelli. Nel momento della celebrazione riviviamo lo stesso sacrificio, la stessa azione di grazie. Lo stesso Gesù, bruciando di amore, non ci dona soltanto il suo corpo e il suo sangue, come fece con gli apostoli, ma si mette nelle nostre mani come fece con gli uomini durante la sua passione. Quando ci accostiamo alla Comunione, nel momento in cui riceviamo l’Eucaristia nelle nostre mani, possiamo pensare a Gesù che, consegnato nelle mani degli uomini, ora si consegna a noi…

Nel’Eucaristia Dio desidera rivelarsi a me e a te. Abbiamo bisogno di prendere coscienza del fatto che la messa ci prepara, dal saluto iniziale del presidente della celebrazione
al canto finale, ad accogliere il corpo e sangue di Cristo.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che “la liturgia eucaristica di sviluppa secondo una struttura fondamentale che si è conservata nel corso dei secoli fino ai nostri giorni. Si compone di due grandi tempi, che formano un’unità:

– la convocazione, la liturgia della Parola con le letture, l’omelia e la preghiera universale;
– la liturgia eucaristica, con la presentazione del pane e del vino, l’azione di grazie consacratori e la comunione.

E’ la stessa sequenza della cena pasquale di Gesù risorto con i suoi discepoli: camminando con i discepoli di Emmaus, gli spiega le scritture e quindi, mettendosi a tavola con loro, “prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo distribuisce loro”. (Lc 24, 13-35).

Per comprendere meglio questo desiderio di Dio di restare tra noi possiamo continuare a citare il Catechismo: “Cristo è presente in molti modi nella sua Chiesa: nella sua Parola, nella preghiera, nei poveri, nei sofferenti, negli oppressi, nei sacramenti, nella persona del ministro. E’ però soprattutto presente sotto le specie eucaristiche. (…) Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sono veramente contenuti, nella loro realtà e sostanza, il corpo e il sangue, l’anima e la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. In esso è presente tutto il Cristo. Questa presenza si definisce “reale” non in senso esclusivo, come se le altre presenze non fossero altrettanto reali, ma per antonomasia, in sostanza. Attraverso di essa Cristo, Dio e uomo, è completamente presente” (CCC, 1374). Su questo tema Sant’Ambrogio ci invita ad “essere profondamente convinti che non si tratta di una sostanza formata dalla natura, ma consacrata dalla benedizione. La forza della benedizione supera quella della natura, perché attraverso la benedizione la natura stessa è cambiata. Forse la Parola di Cristo, che ha creato dal nulla ciò che non esisteva, non può trasformare ciò che già esiste? Donare alle cose la loro natura non è infatti da meno che trasformare la natura delle cose” (CCC, 1375).
Dio vuole restare con noi, in noi e tra noi! Il nostro desiderio di restare anche noi con Lui si concretizzi ogni volta che ci disponiamo sinceramente a celebrare insieme il banchetto eucaristico che Cristo ci ha preparato.


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