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Famiglia antidoto a individualismi e manipolazioni: ultimo incontro del Papa a Cuba

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AP3086130_Articolo“La famiglia è scuola di umanità”, anche se “non esistono genitori e figli perfetti”. Così Papa Francesco nel discorso alle famiglie nella cattedrale di Santiago, ultimo incontro prima del congedo da Cuba. Con una benedizione particolare a tutte le donne incinte, a partire da quelle presenti o quelle che seguono l’avvenimento attraverso i media, alle quali Francesco ha chiesto di poggiare una mano sul proprio ventre.

In famiglia  si impara che “ognuno ha bisogno degli altri per andare avanti”.

“En muchas culturas hoy en día van despareciendo estos espacios, van desapareciendo estos momentos familiares, …”
Se spariscono i momenti familiari, come “accade – ricorda il Papa – in molte culture al giorno d’oggi”,  allora “tutto tende a separarsi, isolarsi”, prevalgono “divisione e massificazione”, che il Papa definisce “fenomeni attuali”. E il Papa avverte: “Le persone si trasformano in individui isolati, e dunque – spiega – facili da manipolare e governare”. In famiglia – spiega il Papa – “non c’è posto per le maschere, siamo quello che siamo e siamo chiamati a cercare il meglio per gli altri”. “Quando viviamo bene in famiglia, gli egoismi diventano piccoli: esistono, perché tutti noi abbiamo qualcosa di egoistico… Però quando non si vive una vita di famiglia, si vanno ingrandendo queste personalità che possiamo chiamare cosi:  “Io, me, con me, per me”. Totalmente centrati in se stessi, che non conoscono la solidarietà, la fraternità, il lavoro insieme, l’amore, la discussione”.

Non c’è futuro senza famiglie, dimenticando papa’ e mamma
“Se discute mucho hoy sobre el futuro, sobre qué mundo queremos dejarle a nuestros hijos, qué sociedad queremos para ellos”.
Il Papa dunque invita tutti a considerare che, se si pensa al futuro, non si può che volere un mondo con le famiglie, “migliore eredità”. “In una casa vuota non di persone ma vuota di relazioni, vuota di contatti umani – dice il Papa –  non si sa aspettare, non si sa chiedere permesso, non si sa chiedere scusa, non si sa dire grazie”. E’ ripetuto e ribadito l’’invito di Francesco ad “avere cura delle famiglie”, che definisce “vere scuole del domani”, “veri spazi di libertà”, “veri centri di umanità”.

“Y bueno, uno se olvida de cómo se dice papá, mamá, hijo, hija, abuelo, abuela… “.
Dunque, un avvertimento forte, attenzione a perdere certi termini e certe relazioni: “Ci si dimentica di come si dice ‘papà’, ‘mamma’, ‘figlio’, ‘figlia’, ‘nonno’, ‘nonna’, e ci si comincia a dimenticare che queste relazioni sono il fondamento, il fondamento del nome che abbiamo”. “Si perdono le relazioni che ci costituiscono come persone, che ci insegnano ad essere persone”.

Dio si manifesta nella verità del quotidiano, fatta anche di discussioni
Nelle “cose quotidiane” – dice il Papa – si mostra l’amore di Dio e opera lo Spirito Santo, ricordando che Gesù ha scelto le nozze di Cana come primo avvenimento pubblico e ha poi tante volte scelto i pranzi, le cene, le visite in casa “per far conoscere il progetto di Dio”. Francesco sottolinea che in questo “Gesù non è selettivo, non gli importa se sono pubblicani o peccatori – dice – come Zaccheo”. Ed è “in casa che sperimentiamo il perdono”. Il Papa non nasconde difficoltà e dolori quando parla di “semina e raccolto, di sogni e ricerche, di sforzi e impegno, di lavori faticosi”. E anche fotografando il momento del ritrovarsi la sera, il Papa riconosce che tante volte si arriva stanchi e – aggiunge a braccio – “può capitare di assistere a qualche discussione, a qualche litigata tra il marito e la moglie”. “Non bisogna averne paura”,  dice con verità Francesco che confida: “Io ho più paura di alcuni matrimoni in cui mi dicono che mai, mai, hanno avuto una discussione…”.  E l’incoraggiamento è davvero forte quando Papa Francesco ricorda che Gesù ha scelto proprio i momenti e gli spazi in casa per manifestarsi. E questo – spiega – per “aiutarci a scoprire lo Spirito vivo e operante” in quelle che, con semplicità ma anche massima chiarezza, Francesco fotografa come “le nostre cose quotidiane”. Francesco ricorda alle famiglie, e a tutti, quello che definisce “l’amore concreto e operante di Dio”.

Sguardo all’Incontro Mondiale delle Famiglie e al Sinodo
Estamos en familia. Y cuando uno está en familia se siente en casa”…
In particolare, alle famiglie cubane che si sono raccolte nella Cattedrale di Santiago, Papa Francesco dice di sentirsi a casa, in un incontro che definisce “la ciliegina sulla torta” del suo viaggio a Cuba e parla di “gente che sa ricevere”, che sa accogliere, che sa far sentire a casa”.

Dunque, il saluto e quasi un appuntamento virtuale, anzi due, per tutte le famiglie:

“En unos días participaré junto a las familias del mundo en el Encuentro Mundial de las Familias y en menos de un mes en el Sínodo de los Obispos”.
“Tra pochi giorni – annuncia – parteciperò insieme alle famiglie del mondo intero all’Incontro Mondiale delle Famiglie, e tra meno di un mese al Sinodo dei Vescovi che ha per tema la Famiglia. Vi chiedo per favore di pregare per queste due intenzioni, perché sappiamo tutti insieme aiutarci a prenderci cura della famiglia”.

Resta da dire dell’invito più grande e più bello di sempre: l’invito all’Eucarestia che Papa Francesco ci chiede di considerare “la cena della famiglia di Gesù”.  Con l’invito a non dimenticare che come spazio del suo memoriale Gesù vuole utilizzare una cena, “momento concreto della vita familiare”, “momento vissuto e comprensibile”. E Papa Francesco sembra dire che così è più facile per noi ricordarci e capire che Gesù “vuole essere sempre presente nutrendoci con il suo amore, sostenendoci con la sua fede, aiutandoci a camminare con la sua speranza”.

Fonte: Radio Vaticana


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