Le Filippine ancora nel caos dopo il catastrofico passaggio del tifone Haiyan nel centro-sud dell’arcipelago. Il presidente Aquino ha ridimensionato l’entità del bilancio delle vittime, ma per i sopravvissuti la situazione si fa sempre più difficile, con il rischio di epidemie, razzie e con ritardi nella consegna di acqua, cibo, medicinali e generi di prima necessità. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Non oltre 2.500 i morti causati dal tifone e non i 10 mila di cui si è parlato in questi giorni. Sono le parole del presidente Benigno Aquino che ha ridefinito le dimensioni, pur sempre gravissime, del disastro, considerando anche che almeno 30 municipalità non sono state ancora raggiunte. Intanto, alla maggioranza dei sopravvissuti continua a mancare di tutto, nonostante la macchina degli aiuti, locali e dall’estero, si sia già messa in moto in soccorso di circa 11 milioni di persone. L’Unicef lancia poi un appello per la raccolta di 34 milioni di dollari da destinare a 4 milioni di bambini. Inoltre sale il rischio di colera, che potrebbe diffondersi a macchia d’olio per le scarsissime condizioni igieniche, e di aggressione delle bande che cominciano a razziare valori e il poco cibo a disposizione. Tantissimi quelli che cercano di lasciare il Paese, ma con scarso successo, con uno dei voli in partenza dall’aeroporto internazionale di Tacloban. Scontro a fuoco ieri tra le forze dell’ordine e uomini armati che tentavano di saccheggiare negozi di alimentari. Sparatoria anche durante l’inumazione di alcune vittime. Sempre ieri otto persone sono morte in seguito al crollo di un muro di cinta, quando migliaia di disperati hanno dato l’assalto a un deposito di riso ad Alangan, una delle città più colpite dal tifone.
Sulle necessità della popolazione ascoltiamo mons. Precioso Cantillas, vescovo di Maasin, raggiunto telefonicamente da Antonella Palermo nell’isola di Leyte, la più colpita dal tifone:
R. – They are very much in need…
Hanno davvero molto bisogno di cibo, di acqua, di comunicazioni. Ma il governo sta facendo tutto quello che può, così come molte organizzazioni private e la Chiesa stanno facendo il possibile.
D. – In concreto, la Chiesa cosa sta facendo?
R. – Caritas Philipinas…they are sending…
La Caritas Filippine sta inviando prodotti alimentari, acqua, beni di conforto attraverso i centri sociali delle diocesi. Ma, purtroppo, ci sono delle zone con cui non abbiamo ancora nessun contatto.
D. – Il tifone ha causato davvero una devastazione immane …
R. – Damage is really beyond…
La distruzione è davvero al di là di ogni immaginazione. E’ un disastro troppo grande. Eravamo preparati in un certo modo, perché eravamo stati informati della forza del supertifone, ma nonostante questo, quello che è successo è andato al di là di quello che potevamo pensare. Per esempio a Tacloban la tempesta ha fatto alzare il livello del mare spazzando via tutto ciò che incontrava. Ci sono ancora molte persone disperse.
D. – Come procede la celebrazione dei funerali delle vittime…
R. – Here some already did…
Alcuni qui hanno già celebrato Messe funebri. Ma molti corpi sono stati seppelliti in fosse comuni. Del resto il tifone non ha risparmiato neanche le chiese. La cattedrale dell’arcidiocesi di Palo è stata distrutta. Il tetto è crollato. Le persone prima del tifone sono andate lì per cercare riparo e alcuni dicevano: “Siamo venuti qui, perché sappiamo che questa è la casa di Dio”. Anche la casa di Dio non è stata risparmiata dalla distruzione. Molte persone trovate vicino alla cattedrale, sono state seppellite proprio lì.
D. – Vuole fare un appello attraverso la Radio Vaticana?
R. – Certainly… Pray that we may be able…
Certamente. Pregate perché si possa avere la forza di sopportare le difficoltà, la sofferenza e la perdita di parenti e amici e allo stesso tempo chiediamo che possiate aiutarci ed estendere il vostro aiuto alle persone e alle famiglie vittime di questo grande disastro.
Fonte: Radio Vaticana