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La diocesi di Milano celebra il primo anniversario della morte del cardinale Martini

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E’ già trascorso un anno dalla morte del Cardinale Carlo Maria Martini, l’Arcivescovo che ha guidato la diocesi di Milano per 22 anni, dal 1980 al 2002. Domani, sabato 31 agosto, il cardinale Arcivescovo Angelo Scola presiederà, alle 17.30, nel Duomo, una solenne Celebrazione eucaristica a suffragio.

 

In un comunicato, il Vicario Generale della Diocesi ambrosiana, mons. Mario Delpini, invita i sacerdoti e i fedeli alla Celebrazione eucaristica in Duomo per “vivere un momento di profonda comunione ecclesiale celebrando i santi misteri”. Il presule chiede, inoltre, a tutte le parrocchie “di caratterizzare la celebrazione eucaristica vigiliare come momento di preghiera e di suffragio per il cardinale Carlo Maria Martini, così che anche chi non può essere presente in Duomo, possa sentirsi parte di una Chiesa grata e attenta ai doni che ha ricevuto dal magistero e dalla testimonianza del cardinale”.

A tal proposito, l’Ufficio diocesano di Pastorale Liturgica ha predisposto un apposito formulario per la celebrazione della Messa in Duomo e nelle 1.107 parrocchie ambrosiane che domani lo ricorderanno. Al termine della Messa in Duomo, l’Arcivescovo si recherà in processione con i sacerdoti e i fedeli alla tomba del cardinale Martini per una particolare celebrazione di suffragio. La Celebrazione di sabato in Duomo sarà trasmessa in diretta suwww.chiesadimilano.itTelenova News (canale 664) e Radio Mater. Inoltre, Radio Marconidedica l’intera giornata di domani alla figura del porporato. A partire da mezzanotte e per tutta la giornata di sabato, andranno in onda, ogni mezz’ora, interventi, riflessioni e omelie pronunciate dall’Arcivescovo di Milano durante gli anni del suo episcopato.

Di seguito pubblichiamo la lettera del Vicario Generale della Diocesi di Milano, monsignor Mario Delpini a tutti i fedeli ambrosiani:

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C’ è stato il tempo dell’ammirazione. Durante il lungo ministero episcopale del cardinale Carlo Maria Martini sulla cattedra di Ambrogio, il suo stile e il suo insegnamento, la sua personalità e le sue visioni sul presente e sul futuro della Chiesa e della società, hanno suscitato l’ammirazione di molti e la sua fama ha raggiunto i confini del mondo. Molti hanno percepito di essere ascoltati, hanno intuito nel suo magistero una risposta alle proprie domande, hanno trovato incoraggiamento per affrontare la loro situazione e per assumere responsabilità nelle sue parole e nei suoi gesti di prossimità e di lungimiranza.

È venuto poi il tempo della commozione. Gli anni della sua malattia e della sua pazienza, del suo confrontarsi con le cose ultime e con il limite, del suo continuare a pensare, ascoltare, scrivere, interrogarsi hanno tradotto l’ammirazione in una più intensa partecipazione affettiva, in una commozione struggente che ha avuto la sua espressione clamorosa e toccante in occasione della celebrazione di funerali.

Adesso è il tempo della comunione. Nel primo anniversario della morte siamo invitati a vivere un momento di profonda comunione ecclesiale celebrando i santi misteri. La sera del 31 agosto in Cattedrale, alle ore 17,30, tutti sono invitati per la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Arcivescovo Angelo Scola.

In tutte le parrocchie si chiede di caratterizzare la celebrazione eucaristica vigiliare come momento di preghiera e di suffragio per il Cardinale Carlo Maria Martini, così che anche chi non può essere presente in Duomo, possa sentirsi parte di una Chiesa grata e attenta ai doni che ha ricevuto dal magistero e dalla testimonianza del Card. Martini.

La comunione, che i santi misteri rendono effettiva con tutti i santi e con tutti i nostri cari defunti, è la grazia che rende fecondo l’essenziale: così la relazione affettuosa ed effettiva con il card. C.M. Martini può consentire a tutti noi di penetrare con libertà, intelligenza, spirito critico e docilità spirituale l’eredità che ci ha lasciato perché ci consenta di continuare la missione in quel campo che è il mondo intero e verso il quale ci spinge una profonda simpatia e una indeclinabile responsabilità.

 

ZENIT.ORG


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