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La fede in san Paolo – parte 1

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Entriamo adesso in un tema ricchissimo per la teologia paolina: la fede. Questo perché «Paolo dedica una attenzione amplissima alla fede, sia per quanto riguarda il suo esercizio concreto sia anche per quanto riguarda una sua concettualizzazione»1. Vale a dire che il tema della fede in Paolo si riscontra tante volte con la mentalità farisaica dove le opere della legge compiano la nostra giustizia al cospetto di Dio.

«Nell’Antico Testamento, la fede è un atteggiamento di ubbidienza e di confidenza verso Dio, e non solo una “questione di comprensione”. Il modelo è Abramo, il “padre della fede’’(Gen 15,6) “Se non avete fede, non potrete sussistere’’ (Is 7,9)»2. Possiamo dunque affermare che «La fede è perciò molto di più di una informazione supplementare. Non sono le opere della legge che producano la giustizia, ma questa fondamentale posizione personale»3.

Per ampliare il nostro sguardo sulla fede in Paolo ci può servire una statistica su questi termini “pisteýo” (credere) e “pístis”  (fede). «Il termine “pisteýo” (credere), lo troviamo in Paolo 54 volte; notevolmente più frequente è invece il termine “pístis”  (fede), che, come sostantivo, è sulla linea di una concettualizzazione: ricorre 142 volte sulle 243 di tutto il Nuovo Testamento»4. Tenendo presenti tutte queste ricorrenze Ugo Vanni delinea la fede in Paolo con un «quadro preciso, con uno sviluppo a quattro livelli successivi»5.

 

Primo livello della fede

Il primo livello della fede è proprio l’inizio e possiamo chiamarlo di “accoglienza”, proprio perché questo livello è del primo ascolto del kerigma, da dove nasce «la risposta dell’uomo che accoglie incondizionatamente questo dono che gli viene offerto e apre la sua porta» a questo annuncio.

Un brano che corrisponde a questo livello è quello della prima lettera ai corinzi, dove Paolo, annuncia il kerigma: «A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture»6. Paolo parla nel versetto 11 sull’accoglienza della fede da parte dei Corinzi: «Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto». Per indicare questa prima adesione al Vangelo vale notare il verbo «aoristo “episteysaten”, con un riferimento preciso e puntuale a un momento del passato in Cristo, accogliendo pienamente il vangelo»7.

 

Secondo livello della fede

Il Vangelo però non ci arriva una volta per tutte, conformando d’un colpo la nostra vita a Cristo. Per questo:

«l’accoglienza anche se piena e incondizionata del vangelo costituisce solo un primo passo. Esige infatti una continuità, potremmo dire una apertura protratta e riscelta a tutti quei valori successivi propri di Cristo morto e risorto che, gradualmente e sotto l’influsso dello Spirito, entrano nella vita del cristiano portandovi l’impronta di Cristo. Si tratta del secondo livello»8.

Per Ugo Vanni «l’aspetto fondamentale di questa impronta di Cristo che tende a penetrare in tutti gli aspetti della vita è quella che Paolo chiama la “fede di Cristo” (pístis tou Cristou)9». Precisando poi che il genitivo “Cristou” non è da tradurre o interpretare come fede in Cristo. Ed è anche da escludere l’attribuzione a Cristo di una fede come la nostra, ma «si tratta, con probabilità, di assimilare quel rapporto globale di abbandono, di fiducia e di amore verso il Padre che è la caratteristica fondamentale dell’atteggiamento di Cristo»10.

Questa assimilazione dei «sentimenti di Cristo»11 Paolo la vive in maniera intima e profonda, al punto di dire: «Vivo, ma non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me. La vita che conduco nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me »12. Ecco il secondo livello della fede.

 

Elton Alves (Comunità di Vita – Lugano)

Guido Aragão (Comunità di Alleanza – Fortaleza)

 Missionari della Comunità Shalom

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[1] ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Le virtù teologali: la vita cristiana nella fede, speranza e carità. Edizioni San Paolo, 82, Torino, 2005.

[2] OBERMAYER, Heinz. SPEIDEL, Kurt. VOGT, Klaus. ZIELER, Gerhard. Piccolo Dizionario Biblico. Edizione italiana a cura di MINISSALE, p. 123. Antonino. Ed. San Paolo, Milano, Setima edizione, 1997.

[3] OBERMAYER, Heinz. SPEIDEL, Kurt. VOGT, Klaus. ZIELER, Gerhard. Piccolo Dizionario Biblico. Edizione italiana a cura di MINISSALE, p. 123-124. Antonino. Ed. San Paolo, Milano, Setima edizione, 1997.

[4] ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Le virtù teologali: la vita cristiana nella fede, speranza e carità. Edizioni San Paolo, 82-83. Torino, 2005; Può essere interessante un confronte con il IV Vangelo: troviamo «pisteýo» (credere), riferito alla pratica della fede, ben 98 volte, mentre il termine astratto e concettualizzante «pístis» (fede), non lo incontriamo mai.

[5] ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Le virtù teologali: la vita cristiana nella fede, speranza e carità. Edizioni San Paolo, 83. Torino, 2005.

[6] I Cor 15,3.

[7] ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Le virtù teologali: la vita cristiana nella fede, speranza e carità. Edizioni San Paolo, 84. Torino, 2005.

[8] ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Le virtù teologali: la vita cristiana nella fede, speranza e carità. Edizioni San Paolo, 84. Torino, 2005.

[9] Ibid.

[10] Ibid.

[11] Cfr: Fl 2,5.

[12] Gal 2 ,20.


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