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L’Europa dell’Est e la strumentalizzazione della fede cristiana

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12003129_10205967342157042_4332664402559156525_nAccogliere tutti, come chiede papa Francesco, o solo i cristiani, come sostengono molti politici di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria? Ma prendiamo in esame i fatti. Il cosiddetto Gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) è in rapporti tesi con la predicazione di Papa Francesco e l’Europa occidentale, sul tema dei migranti e prima ancora, sull’atteggiamento da tenere nei confronti della Grecia; e addirittura conflittuali con il più grande vicino a Est, ovvero la Russia.

Il dramma maggiore è che la chiusura nichilista di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia si fa schermo della religione cristiana. Che fine ha fatto l’esperienza di Solidarnosc in Polonia, si chiedeva qualche giorno fa Walesa in un intervista a un giornale italiano?

E’ possibile strumentalizzare la fede cristiana intorno al dilemma accoglienza sì (di cristiani) accoglienza no (mussulmani). A colpito la recente svolta impressa da Angela Merkel.  Alcuni si sono chiesti se la cancelliera tedesca fosse ispirata agli insegnamenti di suo padre, pastore evangelico, o abbia risposto alle sollecitazioni dell’economia tedesca, condizionata dal calo demografico.

Si vedrà inoltre se questa svolta prevarrà su resistenze egoistiche, obiezioni, opposizioni, come abbiamo visto nelle ultime ore. Ma intanto ha riportato la vera politica — intesa come governo dei processi storici — dove finora c’è stato soprattutto scontro tra la pericolosa ideologica populista propaganda (anti-immigrati) e alcuni imperativi astratti (pro-immigrati). E mentre i ministri europei si riuniscono per discutere di quote e di integrazione, molte discussioni su fermare chi arriva, respingere i profughi, impedire la società multietnica appaiono più lontane.

L’alternativa tra accogliere tutti o solo i cristiani mostra però che, anche in questa nuova situazione, permangono atteggiamenti diversi. Indubbiamente, insieme agli yazidi, i cristiani sono tra i più perseguitati dallo Stato Islamico e nelle Chiese europee cresce il senso di solidarietà verso di loro.

Ma ciò non è in contrasto con l’accoglienza di chi pratica una religione diversa.

Il conflitto di civiltà tra cristiani e musulmani nasce dall’esterno (politici che strumentalizzano la fede cristiana) delle Chiese (anche se trova consensi sempre più minoritari al suo interno). Questa ideologia pone un problema rilevante anzitutto sul piano dei princìpi fondanti del cristianesimo come più volte affermato da Papa Francesco: l’accoglienza dei rifugiati non è compatibile con discriminazioni.

Rimanda, inoltre, a differenti progetti di Europa: quello della ricerca dei più affini e quello della convivenza tra diversi. Nei paesi più disposti all’accoglienza si collocano oggi Germania, Italia, Francia e altri paesi dell’Europa occidentale, da tempo abituati al pluralismo delle loro realtà nazionali. Tra i meno disponibili, oltre alla Gran Bretagna, ci sono i paesi dell’Europa dell’Est, per i quali il regime nazisti prima e comunista poi non ha insegnato nulla: sull’egoismo, il populismo, ideologia cieca non si costruisce nulla se non tragedie. Da una parte prevale il senso dell’universalismo europeo, di cui il cristianesimo e Papa Francesco sono i primi profeti in questo tempo buio.

È significativo che dal 2013 la protestante Merkel sia venuta più volte a Roma per incontrare il Papa cattolico. Tra quanti manifestano preoccupazione per le sorti della civiltà cristiana, inoltre, la cancelliera ha detto di vedere pochi che vanno in chiesa e ha consigliato loro di leggere di più la Bibbia. Sono coloro che oggi ripropongono la logica dello scontro di civiltà, indicando un progetto di società multietnica alternativo alla convivenza multiculturale. Gli stessi che rimproverano a quanti accolgono i perseguitati dall’Is di incoerenza perché non praticano l’opzione militare nei confronti del Califfato.
Ma “è violenza anche respingere indietro chi fugge da condizioni disumane” ha detto Francesco ai partecipanti dell’incontro “Uomini e religioni” a Tirana.

E l’opzione militare può essere addirittura controproducente se scava un fossato tra cristiani e musulmani che accresce il consenso per il Califfato. Oggi in Europa, l’autenticità della fede si contrappone all’uso strumentale dell’identità religiosa. E favorisce il primato della politica sulla logica delle armi. L’accoglienza dei profughi — cristiani e musulmani — va in questa direzione. A questo punto dobbiamo porci questa domanda. Quei grandi e rispettabilissimi Paesi europei del Gruppo di Visegrad hanno davvero un’idea di futuro uguale, o anche solo simile, alla nostra?

Dai fatti è difficile crederlo. Da quando sono riusciti, con tanto serio lavoro e anche grazie ai fondi strutturali con cui la Ue li ha aiutati e li aiuta nel processo di inserimento (Polonia, 80 miliardi ricevuti tra 2007 e 2013; 27 miliardi alla Repubblica Ceca negli stessi anni; 15,3 miliardi alla Slovacchia; 34,3 miliardi di euro all’Ungheria per il periodo 2014-2020), a rilanciarsi dalla depressione post-comunista, questi Paesi hanno quasi sempre fatto scelte difficilmente compatibili con i valori fondanti del cristianesimo e dell’Europea.

Nel 2008, per esempio, Polonia e Repubblica Ceca hanno siglato con gli Usa il trattato per installare lo scudo spaziale che ha una valenza strategica chiaramente anti-russa, coinvolgendo il resto dell’Unione in una scelta complessa e non priva di rischi.

Nel 2003, in un’Europa molto restia a schierarsi accanto alle ambizioni neo-coloniali di George Bush e già presaga dei disastri che ne sarebbero derivati, questi Paesi furono i più decisi nel sostenere la necessità e l’utilità dell’intervento militare in Iraq. Oggi, di nuovo accanto alla Gran Bretagna, sono i più decisi nel minare ogni progetto di politica comunitaria sui migranti.

Allora questi paesi sono fedeli ai valori del cristianesimo? Al momento i fatti mi fanno dubitarne. Altra domanda. Questi paesi condividono il progetto di costruzione europea su una serie di ideali comuni e un futuro condiviso la loro aspirazione? Anche qui è lecito dubitarne.

Carmine Tabarro


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