La vostra luminosa testimonianza di vita sarà come una lampada posta sul candelabro per donare luce e calore a tutto il popolo di Dio. Così Papa Francesco el messaggio inviato e letto, in occasione dell’apertura dell’Anno della Vita Consacrata, in San Pietro prima dell’inizio della Messa, presieduta dal card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
“Svegliate il mondo! Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e contro corrente”. E’ l’esortazione del Papa nel giorno in cui si apre l’Anno della Vita Consacrata, da lui indetto, a 50 anni della promulgazione del decreto conciliare “Perfectae caritatis” sul rinnovamento della vita religiosa. Francesco, nel messaggio letto nella Basilica Vaticana, si stringe in un abbraccio reciproco alle consacrate e consacrati, mostra “la bellezza e la preziosità di questa peculiare forma di sequela Christi”, rappresentata – spiega – da tutti coloro che hanno “deciso di lasciare ogni cosa per imitare Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici”. Guardando alle “tante iniziative” che saranno “attuate in ogni parte del mondo”, il Papa esorta alla testimonianza luminosa indicando, ancora una volta, tre parole programmatiche: “Essere gioiosi”, ovvero mostrate a “tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il suo Vangelo riempie il cuore di felicità”. Essere “coraggiosi” perché – scrive – “chi si sente amato dal Signore sa di riporre in Lui piena fiducia”, potendo “come i vostri fondatori” aprire “vie nuove di servizio al regno di Dio”. Terzo punto essere “donne e uomini di comunione”. “Siate instancabili costruttori di fraternità” – sprona – specialmente nei confronti dei “più poveri”, mostrate “che la fraternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera”.
Le parole del Papa sono state raccolte con gioia e commozione dai presenti. Il card. João Braz de Aviz, che ha presieduto la celebrazione nella Basilica Vaticana, ha pregato esprimendo “piena comunione” con il “Papa in Turchia”, per “l’incontro fraterno con il Patriarca Bartolomeo, e per approfondire il dialogo interreligioso con i fratelli e le sorelle mussulmani”. Grande la gioia per le nuove sfide:
“Iniziamo quest’anno della vita consacrata nel segno della speranza cristiana perché il Signore è fedele e, con la sua misericordia, trasforma le nostre infedeltà. Chiunque spera in lui non resta deluso”.
E’ l’affidamento a Dio che cambia il cuore dell’uomo l’ancora sicura che ha indicato il cardinale João Braz de Aviz:
“Più ci lasciamo plasmare dal Padre come argilla nelle sue mani, cioè, più ci consegnammo fiduciosi nelle sue mani di Padre che ci ama, più noi cammineremo con sicurezza e svegli nell’incontro con Lui quando arriverà. Questo atteggiamento potrà dare molta profondità all’anno che ora iniziamo”.
Vangelo, profezia e speranza, sono i capisaldi tracciati dal prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il quale ha rimarcato che “La radicalità evangelica non è solamente dei religiosi”, ma “è richiesta a tutti”; che ai “religiosi” è chiesto anche di interrogarsi “su quello che Dio e che l’umanità di oggi domandano” e di “essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra”. Citando poi San Giovanni Paolo II ha indicato “la grande sfida” di “questo nuovo millennio”: “fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione”.
Durante l’Anno della Vita consacrata, Papa Francesco ha concesso ai fedeli la possibilità di ottenere delle speciali indulgenze. Fabio Colagrande ne ha parlato con il reggente della Penitenzieria Apostolica, mons. Krzysztof Nykiel:
R. – “La vita consacrata è la gioia dell’incontro con Cristo. Non abbiate paura di mostrare la gioia di aver risposto alla chiamata del Signore, alla sua scelta di amore e di testimoniare il suo Vangelo nel servizio alla Chiesa”. Sono parole di Papa Francesco durante l’incontro con i seminaristi, i novizi e le novizie che è avvenuto il 6 luglio 2013 nell’Aula Paolo VI in occasione dell’Anno della Fede. Ritengo che in queste poche parole possiamo scorgere il nesso tra la vita consacrata e le indulgenze perché la bellezza della consacrazione a Dio consiste proprio nel testimoniare la gioia di sentirsi sempre accolti e perdonati da un Dio che è il Padre, ricco di misericordia. I consacrati e le consacrate sono uomini e donne che, pur con i loro limiti e fragilità umane, sono stati guardati, amati, perdonati e chiamati a seguire in modo particolare il Signore sulla via della perfezione evangelica. Perciò, rappresentano per il mondo di oggi un’autorevole testimonianza di come la misericordia di Dio può cambiare in meglio la vita e donarti quella gioia che il mondo non può dare.
D. – Questa speciale concessione dell’Indulgenza durante l’Anno della Vita Consacrata come potrà aiutare soprattutto i fedeli laici ad accostarsi con maggiore fiducia e frequenza al Sacramento della Riconciliazione?
R. – San Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica Vita consacrata ha ricordato che: “Il primato di Dio è per l’esistenza umana pienezza di significato e di gioia, perché l’uomo è fatto per Dio ed è inquieto finché in Lui non trova pace” (n°. 27). I religiosi e le religiose con la loro vita interamente donata a Cristo rappresentano, anche e soprattutto per i fedeli laici, un costante monito a mettere Dio al centro della propria esistenza e a non avere paura di aprirsi all’esperienza del Suo amore e della Sua misericordia. Papa Francesco in un’intervista rilasciata a Civiltà Cattolica, ha ribadito che “i religiosi devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo” (Antonio Spadaro, “Svegliare il mondo”. Colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, in La Civiltà Cattolica, 165, 2014/I, 5). Il risveglio del mondo dal sonno del peccato deve passare necessariamente dal confessionale. E’ nel sacramento della riconciliazione, infatti, che ogni uomo intorpidito e paralizzato dalla pesantezza del peccato sperimenta la grandezza della misericordia di Dio che assolvendo ogni colpa, gli ridona la “leggerezza dell’essere”, la gioia di vivere e la pace del cuore.
D. – Eccellenza, per Lei quindi la Vita Consacrata è manifestazione privilegiata della misericordia di Dio …. Può chiarire meglio questo concetto?
E’ proprio così. La bellezza della consacrazione è portare a tutti la vicinanza e la prossimità di Dio. Nel mondo di oggi c’è molto scoraggiamento. Si è persa la fiducia. C’è una forte crisi di speranza. I religiosi e le religiose sono chiamati a portare questo messaggio di speranza e di consolazione: Dio è misericordia infinita e grande nell’amore. I consacrati, facendosi prossimo di tutti coloro che il Signore pone nel loro cammino di vita, possono aiutare le persone a riscoprire la Chiesa come “casa di misericordia”, dove trovare ascolto e comprensione, consolazione e speranza oppure – come ama dire Papa Francesco – la Chiesa come “ospedale da campo”, dove curare le ferite dell’anima, guarire le malattie spirituali e liberare dai peccati della vita passata. Solo così la vita consacrata diventa feconda, non si appiattisce anzi si rinnova di giorno in giorno e diventa sempre di più irradiazione della luce del vangelo, emanazione dell’amore di Dio, diffusione della gioia interiore che solo Dio può davvero assicurare.
D. – Ci può brevemente ricordare quali sono le condizioni per ottenere l’indulgenza?
R. – Per quanto riguarda le condizioni, come prima cosa deve effettuarsi il totale distacco dal peccato, anche quello veniale; se manca questa fondamentale condizione di distacco totale dal peccato e del sincero pentimento, l’indulgenza non sarà plenaria, bensì parziale. In secondo luogo è necessario confessarsi, fare la comunione, pregare secondo le intenzioni del Papa e compiere l’atto a cui la Chiesa annette l’indulgenza. L’indulgenza plenaria si potrà ottenere una volta al giorno (eccettuato il caso di un fedele che l’ottenga nuovamente nello stesso giorno ‘in articulo mortis’) adempiendo le summenzionate condizioni. E un’indulgenza plenaria può essere anche applicata in suffragio per i nostri cari defunti.