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Papa al Santuario di Madhu: dopo guerra, Dio porti guarigione

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RV2653_ArticoloLa guerra in Sri Lanka, conclusa nel 2009 dopo un conflitto trentennale, ha portato “tanto odio, tanta violenza e tanta distruzione”. Ma dall’esempio di Maria, che ai piedi della Croce “ha perdonato gli uccisori di suo Figlio” Gesù, tutti gli srilankesi – Tamil e Singalesi – possano trovare “ispirazione e forza per costruire un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace”. È l’auspicio di Papa Francesco, che stamani ha visitato il Santuario Mariano di Nostra Signora di Madhu, nel nord del Paese, un luogo che, proprio a causa del conflitto, non era mai stato meta di pellegrinaggio nei precedenti viaggi dei Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. Nel corso della celebrazione odierna, è stata innalzata una particolare preghiera mariana per il consolidamento della pace.

Perdono e riconciliazione
Dopo il lungo conflitto “che ha lacerato il cuore” dello Sri Lanka, ora Maria vuole guidarne la popolazione “ad una più grande riconciliazione, così che il balsamo del perdono di Dio possa produrre vera guarigione per tutti”. Nel Santuario Mariano di Nostra Signora di Madhu, il più frequentato del Paese, che si trova nella diocesi di Mannar, nel nord a maggioranza Tamil, Papa Francesco ha voluto ripercorrere gli anni più sanguinosi della storia srilankese, quelli della guerra tra i combattenti Tamil e le forze governative Singalesi.

Dopo un lungo abbraccio con la folla che lo ha accompagnato con canti e spontanee coreografie nel tragitto dall’eliporto e con i fedeli che in 500mila lo hanno atteso nell’area antistante il Santuario, tra loro anche chi gli ha donato una ghirlanda di orchidee, il Pontefice ha liberato una colomba bianca e, tradotto nelle lingue locali, ha poi esortato le due comunità srilankesi – qui rappresentate da un gruppo di famiglie duramente provate dalle ostilità – a “ricostruire l’unità che è stata perduta”:

“Only when we come to understand, in the light of the Cross …
Solo quando arriviamo a comprendere, alla luce della Croce, il male di cui siamo capaci, e di cui persino siamo stati partecipi, possiamo sperimentare vero rimorso e vero pentimento. Solo allora possiamo ricevere la grazia di avvicinarci l’uno all’altro con vera contrizione, offrendo e cercando vero perdono”.

La Madonna sempre accanto al popolo
In questo “difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace” a guidarci è la Madonna, ha detto, “sempre” accanto al popolo: lei è madre “di ogni casa, di ogni famiglia ferita, di tutti coloro che stanno cercando di ritornare ad una esistenza pacifica”:

“Many people, from north and south alike, were killed…
Molte persone, dal nord e dal sud egualmente, sono state uccise nella terribile violenza e nello spargimento di sangue di questi anni. Nessuno Srilankese può dimenticare i tragici eventi legati a questo stesso luogo, o il triste giorno in cui la venerabile statua di Maria, risalente all’arrivo dei primi cristiani in Sri Lanka, venne portata via dal suo santuario”.

Solo Gesù sana le ferite
Come la statua di Maria è rientrata a Madhu dopo la guerra, così – ha aggiunto il Pontefice – “preghiamo che tutti i suoi figli e figlie Srilankesi possano ritornare ora alla casa di Dio in un rinnovato spirito di riconciliazione e fratellanza”:

“In the wake of so much hatred, violence and destruction…
Dopo tanto odio, tanta violenza e tanta distruzione, vogliamo ringraziarla perché continua a portarci Gesù, che solo ha il potere di sanare le ferite aperte e di restituire la pace ai cuori spezzati”.

Ringraziare Maria
Ma il Papa ha invocato anche dalla Madonna “la grazia della misericordia di Dio” e “la grazia di riparare i nostri peccati e tutto il male che questa terra ha conosciuto”:

“Today we thank her for protecting the people of Sri Lanka…
Oggi la ringraziamo per aver protetto il popolo dello Sri Lanka da tanti pericoli, passati e presenti. Maria non dimentica mai i suoi figli di questa splendida Isola. Come è sempre rimasta accanto al suo Figlio sulla Croce, così è sempre rimasta accanto ai suoi figli srilankesi sofferenti”.

Tamil e Singalesi, unica famiglia
Nel Santuario, “dimora di nostra Madre”, ha poi ricordato, “ogni pellegrino si può sentire a casa”: qui srilankesi, Tamil e Singalesi, “giungono come membri di un’unica famiglia”, affidando a Maria gioie e dolori, speranze e necessità. Si sentono dunque “sicuri” perché Maria “ci introduce alla presenza del suo Figlio Gesù”: “Dio è molto vicino”, ha proseguito. Per questo la speranza del Papa – che davanti alla statua lignea di Nostra Signora di Madhu ha posto in dono un rosario d’oro – è che il Santuario, nella cui zona in passato sono stati ospitati anche migliaia di sfollati di guerra, “possa sempre essere una casa di preghiera e un rifugio di pace”.

Così hanno pregato anche i fedeli, che nel loro raccoglimento hanno ricordato Giuseppe Vaz, appena canonizzato dal Santo Padre, ed ha sottolineato nel suo indirizzo di saluto pure mons. Joseph Rayappu, vescovo di Mannar: il presule ha ricordato i 400 anni di storia di un luogo di culto che, seppure costruito nella “fitta giungla”, riesce ad essere meta di preghiera di fedeli da tutto il mondo.

Radio Vaticana


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