Linee Guida della Comunita’ Cattolica Shalom per la promozione della tutela dei minorenni e delle persone vulnerabili
Introduzione
1. La Comunità Cattolica Shalom è un’associazione privata internazionale di fedeli di diritto pontificio. Il suo Carisma nasce da un’esperienza con il Risorto passato per la Croce e che comunica la sua Pace al mondo (Cf. Gv 20, 19-29). I fondamenti del Carisma sono la contemplazione, l’unità e l’evangelizzazione. La contemplazione genera un cuore pacificato e compassionevole, saziato da Dio e aperto a tutti gli uomini. E’ a partire da questa riconciliazione che la Comunità si sente chiamata a riflettere l’Unità della Comunione di amore della Trinità. Questa vita di contemplazione ed unità è la vera leva per la nostra evangelizzazione.
2. Tutta la vita e l’azione della Comunità Shalom, tutto il suo vissuto comunitario e l’impulso apostolico sono frutto della grazia di Dio manifestata nel Carisma ricevuto dalle Sue mani. Riconoscendo la primazìa di questa grazia, per corrispondere pienamente a questo dono, la Comunità si sente chiamata a generare e formare un popolo di discepoli e missionari di Cristo, veri testimoni e ministri della sua Pace per il mondo1. Nel suo impegno rivolto all’evangelizzazione realizza attività in mezzo ai giovani, alle famiglie, ai bambini, ai poveri, nei diversi ambiti di azione nel mondo della comunicazione, dell’arte, del lavoro, della scienza, della cultura.2
3. Nata in mezzo ai giovani, la Comunità nutre per loro un amore e una dedizione speciali. Senza trascurare le altre dimensioni dell’apostolato, è chiamata a riservare un’attenzione speciale all’accoglienza e all’apostolato della gioventù.3
4. Alla luce dell’ispirazione del suo Carisma e di un’esperienza missionaria consolidata negli anni, la Comunità Shalom ha elaborato delle linee-guida per le attività dedicate ai giovani, agli adolescenti, ai bambini e alle persone vulnerabili, nell’intenzione di offrire uno strumento utile e un riferimento chiaro per i membri della Comunità, per gli animatori e i giovani partecipanti.
5. L’assoluto rispetto per la dignità del minore4 e la sua tutela da ogni possibile turbativa di carattere fisico e psicologico sono principi fondanti di questi orientamenti, elaborati dalla Comunità Cattolica Shalom con la consulenza di esperti nella tutela dei minori in ambito educativo, psicologico, giuridico e missionario.
6.La mentalità alla base delle forme di tutela dei minori espresse in questo documento, così come l’approccio e i processi che ne derivano, intendono mostrare come la Comunità, in piena comunione con la Chiesa Cattolica, si impegni concretamente per rendere sicuri per i bambini, gli adolescenti e i giovani gli spazi in cui opera. E’ dunque importante che tutto quanto contenuto in questo documento sia preso in considerazione da ogni membro della Comunità e in modo particolare dalle sue autorità.
Titolo I - Autorità competenti per la tutela dei minori nella Comunità Cattolica Shalom
7. Al fine di accompagnare e garantire la migliore attenzione e attuazione del processo di formazione, prevenzione ed esame delle segnalazioni ricevute, la Comunità istituisce una Commissione Permanente per la Tutela dei Minori. La Commissione avrà come sede la Diaconia Generale della Comunità (a Fortaleza, Brasile) e sarà composta da 7 membri. I membri della Commissione e il suo presidente sono eletti dal Consiglio Generale della Comunità Shalom.
8. Questa Commissione sarà composta da persone capaci di dare un contributo per la tutela dei minori, ognuno nel settore di sua competenza. Questo organo avrà il compito di coadiuvare le autorità della Comunità, mantenendo la dovuta autonomia nell’emissione dei suoi pareri, al fine di garantire l’efficienza e l’efficacia delle decisioni che verranno prese.
9. Per ogni lavoro pastorale della Comunità con minorenni, la Commissione darà le direttrici specifiche per ogni attività per mezzo dell’elaborazione di appositi manuali. Questi manuali verranno elaborati in accordo con le altre autorità responsabili per le rispettive attività e alla luce di quanto stabilito dal presente protocollo. La Commissione indicherà alle autorità le forme più opportune per mantenere sicuri gli ambienti pastorali, e per vigilare adeguatamente sulla concreta applicazione del contenuto di questo protocollo.
10. Il presidente della Commissione collaborerà direttamente con l’Assistente Missionario5, per definire gli “atti di governo” nonché le iniziative necessarie in tema di prevenzione ed esame dei casi segnalati. La Commissione collaborerà anche con il Formatore Generale6 della Comunità nell’elaborazione dei processi e programmi formativi menzionati nel presente documento in tema di tutela dei minori.
11. In ogni diocesi, il Responsabile Locale7 della Comunità è il primo riferimento per l’applicazione dei processi formativi in tema di tutela dei minori e dei protocolli sulla prevenzione di abusi verso minori a livello locale. Il Responsabile Locale presiederà il processo di accertamento dei fatti nei casi di possibili abusi segnalati alla Comunità a livello locale.
Titolo II - Percorsi di formazione preventiva per i membri della Comunità
12. La formazione della Comunità si propone di formare discepoli e missionari del Risorto che è passato per la croce. A tal fine, forma i suoi membri per vivere una vita di intensa relazione con Dio e donazione agli altri. La lettura orante della Parola di Dio, la vita di preghiera personale e comunitaria, la vita sacramentale e l’offerta di vita inducono ciascun membro e tutto il corpo comunitario ad assumere un atteggiamento di uscita da se stessi per incontrare Dio, il fratello di comunità e l’uomo ferito di questo tempo, che ha bisogno dell’annuncio del Vangelo e della testimonianza della misericordia di Dio.
13. Con questa mentalità la Comunità si impegna a formare tutti i suoi membri perché siano vigilanti nella pratica delle virtù della prudenza e della castità. Come misura preventiva di tutela da possibili abusi, i membri e le autorità della Comunità saranno preparati ad identificare le situazioni che esigono maggiore vigilanza e un sano pudore. Ogni fase del processo formativo deve valutare l’idoneità del candidato o membro8 per lavorare con minori.
Capitolo I - Processo di discernimento vocazionale
14. A partire dal gruppo vocazionale, i candidati all’ingresso nel postulantato della Comunità seguono un percorso formativo per vivere bene la sessualità umana. Tale formazione completa quanto già trattato sul tema nell’ambito del gruppo di preghiera.
15. Ogni partecipante al gruppo vocazionale ha un accompagnatore personale, che valuta il suo percorso e si preoccupa perché il candidato viva in modo sano ed equilibrato nell’ambito della sessualità.
16.La Comunità, nell’accoglienza di nuove vocazioni, dovrà osservare le norme legali di ciascun paese per quanto riguarda la valutazione dell’idoneità delle persone che sono chiamate a svolgere un apostolato a contatto con minori. Le norme prescritte dalla Conferenza Episcopale locale sotto questo aspetto sono pienamente recepite dalla Comunità.
17. Per entrare nel postulantato della Comunità il candidato dovrà comprovare, attraverso la presentazione di un documento ufficiale, che non ha nessun precedente criminale in tema di abuso sessuale su minori. Nel caso in cui i candidati abbiano frequentato un seminario, dovranno presentare una lettera del rettore che attesti la sua idoneità e che affermi esplicitamente che il candidato non è stato mai coinvolto in abuso di minori.
Capitolo II - Formazione Iniziale
18. Nel programma di formazione iniziale, sia per i candidati all’ingresso nella Comunità, postulanti e discepoli, come per i suoi membri con promesse temporanee, deve essere presentata in modo approfondito una visione globale della sessualità umana nei suoi fondamenti antropologici, teologici, spirituali e psicologici. Il tema della castità deve essere trattato con chiarezza. E’ opportuno che ogni candidato o membro della Comunità sia preparato a saper trattare eventuali casi di abusi di minori che si presentino nella sua attività pastorale.
19. I candidati all’ingresso nella Comunità, sin dal periodo del gruppo vocazionale, del postulantato e discepolato9, ricevono formazione e orientamenti adeguati a favorire la vigilanza e la prudenza in relazione ai tipi di comportamento che presentano un rischio per la sfera della sessualità.
20. Nel primo anno di discepolo della Comunità in cui si formano le nuove vocazioni, i missionari riceveranno 40 ore di formazione specifica su questi temi.
21. I formatori dei discepoli della Comunità devono essere resi capaci di identificare comportamenti e atteggiamenti inopportuni o sospetti per quanto concerne il vissuto della sessualità tra i candidati in formazione e di affrontare eventuali problemi in merito, in modo personalizzato. E’ di somma importanza un’adeguata valutazione della maturità dei membri in formazione sotto questo profilo, nella fase di discernimento della loro idoneità a proseguire il percorso formativo e missionario nella Comunità.
22. Gli incontri di accompagnamento personale periodico del foro esterno sono di somma importanza per la verifica dell’idoneità a lavorare con minori di età in modo sano e costruttivo.
Capitolo III - Formazione permanente
23. Nel processo di formazione permanente la Comunità aggiorna continuamente e ripristina la formazione dei membri nelle dimensioni spirituale, vocazionale, umana e apostolica. Questa costante attenzione formativa offrirà il sostegno necessario perché la vita spirituale, comunitaria ed apostolica mantengano la perseveranza e l’ardore in vista di una vita offerta, permanentemente orientata alla donazione a Dio e agli altri.
24. L’Assistenza di Formazione si premurerà di includere nel percorso di Formazione Permanente dei membri della Comunità dei richiami periodici al tema della tutela dei minori.
Capitolo IV - Formazione delle autorità
25. Nel percorso formativo teorico e pratico delle nuove autorità, il tema della tutela dei minori sarà trattato prendendo in considerazione le seguenti finalità:
a) saper orientare e formare i membri sotto la propria responsabilità secondo le indicazioni contenute in questo documento;
b) seguire gli orientamenti successivi in tema di tutela dei minori, indicati dall’Assistenza Missionaria e dall’Assistenza di Formazione, in accordo con la Commissione per la tutela dei minori istituita all’interno della Comunità;
c) seguire gli orientamenti contenuti nei documenti emanati in materia dalle Chiese locali a livello di Conferenza Episcopale e diocesano, nei luoghi in cui la Comunità è presente;
d) agire in conformità alla legislazione civile in materia di ogni paese in cui la Comunità è presente.
26. L’aggiornamento periodico del programma formativo della Comunità ad ogni livello dovrà sempre riservare una particolare attenzione al tema della tutela dei minori, affinché ogni membro sia debitamente preparato ad affrontare eventuali situazioni o sfide attinenti. Tali aggiornamenti vengano fatti affinché il tema mantenga la sua importanza con il passare del tempo.
27. Nell’ambito del processo di formazione permanente il membro della Comunità deve manifestare sempre la sua disposizione a seguire le direttrici contenute in questo documento.
28.In tutto il processo formativo descritto nel Titolo II, nei lavori di prevenzione descritti nel Titolo III e nelle decisioni relative a segnalazioni ricevute secondo quanto descritto nel Titolo IV, si ponga attenzione a non generare un clima di tensione e timore nelle attività con i minori di età. Ricordiamo che il nostro Carisma è sorto come risposta per i tempi attuali: per questo è necessario saper trattare con la dovuta abilità, con serenità e senza timore le ferite di questa generazione.
Titolo III - Orientamenti per le attività organizzate dalla Comunità Shalom, dedicate interamente o parzialmente ai minori
Capitolo I – Orientamenti per le attività pastorali ed evangelizzatrici
29. Nella sua azione evangelizzatrice, la Comunità organizza attività di formazione ed evangelizzazione espressamente dedicate ai giovani, agli adolescenti, ai bambini ed altre attività in cui può essere prevista la presenza di minori di età. Nel loro svolgimento, per la migliore tutela dei minori partecipanti si ritiene opportuno prestare particolare attenzione agli aspetti di questo capitolo.
30. Il programma generale (tempi, luoghi, temi trattati, formatori) delle attività che coinvolgono i minori deve essere reso noto ai partecipanti e alle rispettive famiglie attraverso gli ordinari canali di comunicazione della Comunità. Le attività che comprendono temi di educazione sessuale dovranno sempre seguire l’insegnamento del Magistero della Chiesa. Il tema della sessualità umana verrà affrontato tenendo in considerazione i suoi fondamenti teologici, antropologici, psicologici e morali, al fine di mostrare innanzitutto la bellezza di questa dimensione per l’uomo. Allo stesso tempo è necessario presentare chiaramente che la sfera della sessualità, come ogni altra nella vita dell’uomo, è stata ferita dal peccato originale e deve essere purificata e redenta in Cristo Gesù attraverso la grazia e l’adesione a un cammino di conversione. Non si dovranno usare nelle attività con minori parole o immagini che possano ferire un sano pudore nei partecipanti.
31. Per ogni attività formativa che coinvolga dei minori è richiesta la disponibilità continuativa di un numero minimo di due animatori adulti. Se il numero di minori partecipanti supera le 20 unità, il numero di animatori adulti dovrà essere aumentato secondo la necessità. Gli animatori dovranno porre speciale attenzione a situazioni che mettano a rischio l’integrità affettiva, emozionale, fisica e sessuale dei minori e delle persone vulnerabili.
32. In attività che prevedono viaggi o spostamenti, un animatore adulto non potrà mai restare da solo con un minore di età. Nel caso in cui per necessità e su richiesta della famiglia il minore debba essere trasportato da un animatore, quest’ultimo si premurerà di richiedere al genitore un’autorizzazione.
33. Nei casi limitati in cui le attività prevedano momenti di attenzione individuale ai partecipanti minori, i colloqui dovranno avvenire in luoghi visibili e accessibili, preferibilmente all’aperto.
34. In attività che prevedano il pernottamento dei partecipanti, si farà ogni sforzo possibile perché gli animatori siano alloggiati sempre in ambienti separati rispetto ai minorenni e che ci siano anche camerate separate per ragazzi e ragazze. Per le attività che prevedono il pernottamento di minorenni, sarà richiesto ai genitori di rilasciare un’autorizzazione scritta per permettere ai figli di partecipare alle attività organizzate dalla Comunità Cattolica Shalom.
35. Nel caso in cui le attività pastorali richiedano che dei minorenni pernottino in una residenza della Comunità di Vita, essi dovranno avere un’esplicita autorizzazione da parte dei genitori stessi nonché dei responsabili della casa comunitaria. I minorenni dovranno essere alloggiati in una camera separata rispetto ai missionari che vivono in quella residenza.
36. Nel caso in cui un partecipante minore a causa di una disabilità fisica o psicologica abbia bisogno di aiuto per l’uso autonomo dei servizi igienici, gli animatori valuteranno l’opportunità di accompagnarlo, previa autorizzazione dei genitori.
37. L’animatore deve essere prudente nelle manifestazioni di affetto, evitando contatto fisico prolungato e inadeguato, rispettando i limiti propri degli standard culturali locali.
38. Su richiesta dei genitori, la Comunità resta a disposizione per fornire tutte le informazioni richieste sulle modalità di svolgimento delle attività con i minori.
Capitolo II - Attività di formazione preventiva sulla tutela e protezione dei minori
39. Tutte le persone che fanno parte dell’Opera Shalom e svolgono in essa un servizio apostolico o pastorale seguono un programma di formazione iniziale in base al servizio che sono chiamati a svolgere. Una volta iniziato il servizio, esse seguono un programma di formazione permanente. Tutti i membri dell’Opera Shalom partecipano altresì a riunioni formative mensili generali che riuniscono tutti coloro che sono coinvolti nei diversi servizi promossi dalla Comunità.
40. Il programma formativo prevede una formazione umana che include principi per un sano vissuto nella sfera della sessualità umana, tenendo conto dell’altissima dignità che questa dimensione ha nella vita e nella costituzione della persona. La castità è proposta come scelta positiva per una vita di amore verso l’altro, rinunciando alla ricerca del piacere egoistico del peccato.
41. A quanti servono in attività che prevedono la presenza di minori di età è offerta una formazione specifica, attraverso una adeguata pedagogia, secondo i principi espressi nel Titolo I e nel Titolo III di questo documento. Sono inoltre presentate a tali collaboratori le linee-guida per l’individuazione di possibili segnali di abuso sessuale subito da un minore.
42. Il contenuto della formazione specifica sarà elaborato e aggiornato periodicamente dall’Assistenza di Formazione in accordo con la Commissione per la Tutela dei Minori della Comunità. Nell’elaborazione del contenuto si dovrà tenere conto di quanto indicato in merito dai documenti e protocolli della Conferenza Episcopale del paese dove la Comunità è presente e della legislazione canonica e civile a livello locale.
43. Ulteriori corsi di aggiornamento saranno periodicamente offerti agli animatori dei minorenni nell’ambito della loro formazione ordinaria settimanale.
Titolo IV - Le vie di ricorso e di segnalazione
44. Gli animatori delle attività della Comunità Shalom sono tenuti a prestare attenzione e segnalare alle autorità comunitarie responsabili i comportamenti di abuso sessuale eventualmente commessi nel corso delle attività a cui prendono parte. Nel caso tali comportamenti siano messi in atto nei confronti di minori verranno seguite le procedure descritte in questo titolo.
45. L’autorità comunitaria o l’animatore che abbia ricevuto una segnalazione specifica di possibili abusi sessuali nei confronti di minori dovrà immediatamente informare il Responsabile Locale della Comunità nella diocesi di riferimento.
46. Il Responsabile Locale dovrà procedere senza indugio all’ascolto delle persone coinvolte e alla verifica della minima plausibilità dei fatti presentati. Durante il processo sia sempre mantenuta la dovuta riservatezza, al fine di non ledere l’immagine delle persone coinvolte in modo ingiusto e affrettato.
47. Il Responsabile Locale condurrà i colloqui in prima persona. Con l’approvazione dell’Assistenza Missionaria, potrà delegare il compito ad un altro membro della Comunità locale che abbia esperienza, maturità e capacità sufficienti per seguire il processo.
48. Nel caso in cui la persona accusata sia lo stesso Responsabile Locale o la persona che ha presentato la denuncia del presunto abuso non sia soddisfatta del modo di procedere adottato nella conduzione del processo a livello locale, le persone coinvolte avranno il diritto di contattare direttamente l’Assistenza Missionaria o la stessa Commissione di Tutela dei Minori della Comunità.
49. Nel caso in cui la persona accusata sia un chierico, il caso sarà presentato alle autorità ecclesiastiche della diocesi in cui il chierico accusato è incardinato e saranno quindi osservate le norme stabilite dall’ordinario locale e dalla Conferenza Episcopale del paese. A partire dalle misure cautelari iniziali fino alla chiusura dei processi giuridico canonici e della giustizia civile, la Comunità sarà sempre a disposizione per collaborare con le autorità ecclesiastiche e civili.
50. Riconoscendo la gravità del delitto di abuso sessuale, le segnalazioni ricevute devono essere trattate con grande attenzione. E’ di massima importanza che i processi di accertamento e investigazione si realizzino con diligenza e dedizione. In questo modo si mostri in forma concreta che tali crimini non sono assolutamente tollerati nella Comunità e nell’Opera Shalom.
51. Durante il processo la Comunità metterà a disposizione un ambiente favorevole perché l’autore della segnalazione si senta libero di pronunciarsi sui fatti a sua conoscenza, accolto in un ambiente pastorale adatto a favorire tale libertà e serenità di espressione. Nell’accertamento dei fatti, la persona potrà scegliere un membro della Comunità di sua fiducia per accompagnarla nei colloqui successivi con le autorità della Comunità.
52. Se l’autore della segnalazione non è il minore vittima del presunto abuso, il minore sarà contattato per essere accolto ed ascoltato nelle forme e nei modi più adeguati. In questo processo, la vittima riceverà un’attenzione prioritaria da parte della Comunità. Si faccia attenzione ad evitare che l’atteggiamento verso il minore rechi ulteriore danno alla sua situazione emozionale. Nel processo di ascolto dovrà essere compreso nella sua indignazione e nel suo dolore. Di fronte allo shock generato in simili situazioni è necessario rispettare pienamente la volontà di riservatezza del minore. Se la sua famiglia non fosse a conoscenza dei fatti, dovrà essere informata al più presto possibile.
53. La Comunità si premurerà di trattare una situazione di natura così dolorosa con la massima attenzione pastorale. Offrirà sostegno a livello pastorale, spirituale, psicologico e medico al minore e alla famiglia durante tutte le fasi del processo, con l’intenzione di sanare le ferite subite.
54. Se la persona accusata è membro della Comunità, dovrà essere convocata per essere informata dell’accusa ed essere ascoltata. La persona dovrà essere accolta in un ambiente che favorisca la completa sincerità e verità sull’accaduto in relazione anche ai modi, alla frequenza, all’intenzione degli atti e alla descrizione delle relazioni con il minore. In ogni fase del processo si manterrà la dovuta riservatezza, osservando il diritto al rispetto della reputazione personale.
55. Nel caso in cui si ritenga che la situazione descritta meriti di essere approfondita, come misura cautelare l’accusato dovrà essere esentato da ogni attività pastorale che coinvolga minori di età e giovani, senza attendere l’accertamento definitivo dei fatti. L’accusato dovrà intraprendere un percorso di preghiera, penitenza e accompagnamento più intenso da parte delle sue dirette autorità comunitarie, verificando l’opportunità della sua permanenza nel corpo comunitario durante e al termine del processo di accertamento dei fatti.
56. Consapevole della possibilità che ogni persona può essere oggetto di calunnia, la Comunità osserverà sempre il principio di presunzione di innocenza. La Comunità farà attenzione a non presentare alle autorità civili in modo precipitoso fatti non ancora accertati.
57. Durante il processo di accertamento dei fatti all’accusato sarà offerto sostegno spirituale, formativo e psicologico, perché possa affrontare nel migliore dei modi questa difficile situazione. Nel caso in cui l’accusato sia svincolato o sospeso cautelarmente dagli obblighi della vita comunitaria, riceverà comunque un sostegno adeguato per il tempo necessario. I fratelli di Comunità che vengano a conoscenza di tali circostanze devono trattare la situazione con il massimo rispetto per l’accusato, evitando che la sua immagine sia danneggiata in modo ingiusto e affrettato. Cerchino di sostenerlo con le loro preghiere, la carità e la misericordia in una situazione tanto dolorosa.
58. I risultati della fase di indagine preliminare saranno presentati per iscritto dal Responsabile Locale ed inviati all’Assistenza Missionaria, che a sua volta inoltrerà il documento alla Commissione per la Tutela dei Minori. La Commissione, sulla base di un’analisi accurata e ricercando elementi di prova, presenterà un suo parere alla Comunità.
59. Nel caso in cui sia constatata la fondatezza delle accuse di abuso, la Comunità, avvalendosi del parere emesso dalla Commissione per la Tutela dei Minori, in osservanza della legislazione di ogni paese e delle direttrici della Conferenza Episcopale, contatterà in merito le autorità civili.
60. La Comunità mostra il suo interesse fondamentale perché tutto il processo si svolga in modo trasparente. In coerenza con questo interesse, si dispone a una collaborazione attiva con le autorità civili impegnate nell’accertamento dei fatti.
61. La Comunità assume l’impegno a non permettere in alcun modo l’occultamento dei crimini di abuso sessuale contro minori commessi da suoi membri, nel contesto delle sue attività missionarie. La Comunità afferma il suo desiderio di mantenersi in piena sintonia con gli orientamenti della Chiesa in relazione ad un tema così doloroso e delicato, presente come una piaga nella società odierna.
62. Durante l’intero processo la Comunità metterà a disposizione della vittima e della sua famiglia uno o più accompagnatori con capacità di un buon approccio pastorale in questo ambito specifico. In questo modo la Comunità si occuperà del processo di guarigione delle ferite subite, assicurando una buona comunicazione tra la Comunità e le persone coinvolte.
Disposizioni finali
63. Con questo protocollo la Comunità Cattolica Shalom definisce pubblicamente e chiarisce ulteriormente le procedure da osservare in relazione alla tutela dei minori nelle sue attività. La Comunità riconosce che la formazione dei suoi membri è di fondamentale importanza perché i missionari che servono principalmente in attività con i giovani siano pronti ad affrontare una questione grave quale il tema dell’abuso verso minori.
64. Gli orientamenti fondamentali definiti in questo documento offrono la chiarezza di base necessaria perché ogni membro della Comunità e soprattutto le autorità comunitarie sappiano come comportarsi per proteggere i minori da abusi. La prevenzione è certamente fondamentale, ma altrettanto importante è saper trattare correttamente ogni segnalazione ricevuta e saper riconoscere nei minori i sintomi di possibili abusi subiti.
65. Siamo convinti che se la formazione umana ricevuta che i nostri animatori ricevono sarà arricchita da un buon approccio pedagogico sul tema dell’abuso, gli animatori saranno capaci di assumere un ruolo protagonista nella prevenzione e nella soluzione di situazioni complicate che dovessero presentarsi in questo ambito.
66. Siamo coscienti che il presente documento costituisce un orientamento generale, che dovrà essere sviluppato nei diversi temi trattati in collaborazione con la Commissione di Tutela dei Minori della Comunità. Tali orientamenti saranno definiti in dettaglio nei protocolli complementari e nei manuali preparati dalle Assistenze e nelle formazioni riguardanti il tema della protezione dei minori.
67. Di fronte a questo serio impegno, ci affidiamo a Colei che fu tabernacolo della ricostruzione dell’umanità, nostra Madre, Maria Santissima. Che Maria interceda per noi e ci insegni a corrispondere alla chiamata di Dio. Ci sostenga nell’affrontare le sfide di questo tempo restando in piedi, come Lei, sotto la Croce, per condurci alla gioia della Risurrezione.
Immacolata Madre di Dio,
bellissima figlia e sposa, vergine e madre,
sei rivestita di bellezza sovraceleste, ammantata di un amore più alto dei cieli. Nel tuo ventre si sono compiute le nozze, l’Amore Sponsale tra il Cielo e la terra, o Tutta Santa! Sei trasparentissima finestra che si lascia invadere dalla Luce che viene dall’alto, in modo che Cristo si faccia presente nel mondo.
Hai ricevuto dal Padre, nello Spirito, il grande dono del Piccolo Bambino Divino. A Lui, da cui tutto hai ricevuto, tutto hai dato: la tua vita, le tue viscere, la tua anima, il tuo affetto materno.
Il Figlio eterno e unigenito del Padre è ora il tuo Tesoro, il tuo Figlio Divino-Umano. Lui è tutto del Padre, ma è stato reso tuo quando lo hai accolto come Parola per il tuo udito obbediente, quando lo hai accolto come “Carne della tua carne” nel tuo ventre purissimo, e come Amore gli hai fatto spazio nel tuo cuore immacolato.
Eva ha preso il frutto dell’Albero dell’Eden per metterlo nel suo ventre e così saziarsi della falsa pace del peccato. Tu hai “preso” il frutto del tuo ventre per offrirlo sull’Albero del Calvario, per saziare il mondo con la perenne Pace della Redenzione.
Attraverso di te, le pure e sante correnti della Gerusalemme del Cielo penetrano nelle sozzure della nostra città terrena, ferita dai flagelli del peccato. Pellegrini in mezzo alle piaghe dell’umanità, ricorriamo alla tua intercessione, perché tutti gli uomini e donne feriti di questo tempo siano visitati dalla Luce pasquale del Tuo Figlio, il Risorto che è passato per la Croce, che sa trasformare ogni ferita dolorosa in un segno glorioso.
A te affidiamo i piccoli, i bambini, i giovani, i missionari, gli sposi, i padri, le madri, i celibi consacrati, i sacerdoti e tutti quelli che in questa terra sperano di essere rivestiti come Te della Bellezza del Cielo. In Te, o Madre, troviamo tutto quello che vogliamo essere! Noi e tutta l’umanità, amici feriti dello Sposo, confidiamo nella tua materna protezione, Sposa delle Spose. Intercedi perché in mezzo a noi non ci sia spazio per il male e perché nella nostra vita e missione traspaia la forza dell’Amore Trinitario.
Maestra dell’amore, piccolissima e grandiosa, Regina del Cielo e della terra, Immacolata Concezione, prega per noi!
Amen.
Comunità Cattolica Shalom
Fortaleza, 8 dicembre 2019
Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria
1 Statuti della Comunità Cattolica Shalom (SCCSh), 5.
2 SCCSh, 6.
3 SCCSh, Preambolo.
4 In questo testo, ogni volta che ci riferiamo ai minori, includiamo in questa categoria anche gli adulti vulnerabili.
5 SCCSh, 172. L' Assistente Missionario è il delegato diretto del Moderatore Generale per gli atti di governo ordinari riferiti ai missionari della Comunità. Sarà pertanto questa autorità a rappresentare il Moderatore Generale nella sequela dei processi relativi a segnalazioni di abuso.
6 SCCSh, 172.
7 SCCSh, 175.
8 Una persona diviene membro della Comunità Cattolica Shalom soltanto dopo aver realizzato le sue prime promesse temporanee. La fase di preparazione all'ingresso ufficiale nella Comunità come membro comprende le fasi del cammino vocazionale, del postulantato e del discepolato.
9 SCCSh, 12 e 13.