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Un figlio di San Giuseppe per abbracciare l’umanità

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ic_114Con Cassiano Azevedo *

San Giuseppe è un esempio da seguire per i genitori, per la famiglia, perché è la fede e la speranza nel modello di Divina Provvidenza.

Negli ultimi tempi, in cui l’umanità sta perdendo gradualmente il senso del sacro, il Padre ha mandato Maria per preparare il ritorno di suo Figlio Gesù; è ciò che ci mostrano le apparizioni a Caterina Labouré (1830), Lourdes (1848), Fatima (1917) e di Medjugorje, dal 1981, tra gli altri.

Tuttavia, all’alba del terzo millennio, di fronte agli sforzi del maligno per distruggere la famiglia, Dio suscita un padre per una umanità orfana e bisognosa e consegna a San Giuseppe la sua formazione.

Stiamo parlando di Jorge Mario Bergoglio, il figlio di un altro Giuseppe: Mario Giuseppe Bergoglio Vassalo. Papa Bergoglio è nato e cresciuto nel quartiere Flores di Buenos Aires, nella parrocchia di San Giuseppe, dove ha ricevuto il sacramento dell’iniziazione. Una volta consacrato vescovo, fece in modo di mettere nello stemma episcopale la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l’antica tradizione, simboleggia la Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa. Quando è diventato il successore di Pietro, ha mantenuto nel suo scudo tali immagini, sottolineando il riferimento alla Sacra Famiglia.

La sua messa d’inizio del pontificato è stata il 19 marzo 2013, il giorno di San Giuseppe. Papa Francesco diede inizio solenne al suo pontificato presentando San Giuseppe come il “custode”, perché “sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà e, proprio per questo, si mostra ancora più sensibile alle persone a lui affidate, sa leggere con realismo gli eventi.”

Mesi dopo, Papa Francesco, attraverso un decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha deciso di realizzare un piccolo cambiamento nelle preghiere della messa per promuovere la devozione a San Giuseppe.

Concretamente, con questa modifica, il Santo Custode è menzionato nelle Preghiere Eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, ponendolo dopo il nome della Vergine Maria. La decisione di aggiungere questo riferimento nella preghiera principale della celebrazione della Messa è giustificata, secondo la Santa Sede, “per il suo posto unico nell’economia della salvezza come il padre di Gesù.”

Il documento del Vaticano scrive: “San Giuseppe di Nazaret, posto di fronte alla famiglia del Signore, generosamente contribuì alla missione ricevuta nella grazia e, aderendo completamente all’inizio dei misteri della salvezza umana, divenne modello esemplare di generosa umiltà che i cristiani hanno in grande stima, a testimonianza di quella virtù comune, umana e semplice, sempre necessaria per gli uomini affinchè siano buoni e fedeli seguaci di Cristo.”

Papa Francesco aggiunge in un’altra occasione: “Posto davanti alla Sacra Famiglia, ha assunto la missione dell’educatore, custodendo e seguendo Gesù nella sua crescita in” sapienza, statura e grazia “. La crescita in “statura” si riferisce alla crescita fisica e psicologica, in cui Giuseppe, insieme a Maria, ha avuto un’azione più diretta nel cercare di non far mancare nulla nella creazione di Gesù e liberandoLo dalle difficoltà e dalla minaccia di morte da Erode, il quale li portò alla fuga in Egitto. Per quanto riguarda l’istruzione in “saggezza”, Giuseppe fu per Gesù esempio e maestro, lasciandosi sempre nutrire dalla Parola di Dio; Questa insegna che il principio della saggezza è il timore del Signore. Per quanto riguarda la dimensione di “grazia”, l’influenza di Giuseppe è stata quella di favorire l’azione dello Spirito Santo nel cuore e nella vita di Gesù. In effetti, Giuseppe educò Gesù, prima di tutto, con l’esempio: l’esempio di un uomo giusto che si è sempre lasciato guidare dalla fede”.

Successivamente, in una cerimonia in cui era accompagnato da Benedetto XVI, Papa Francesco consacrò lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo: “La sua presenza ci rende ancora più forti e più coraggiosi nel lasciare spazio a Dio nelle nostre vite per vincere il male con il bene … Che la vita della grazia cresca ogni giorno di più in ognuno di noi “. Ai forti e coraggiosi, affinchè siamo forti e coraggiosi come loro. Davvero abbiamo bisogno di essere forti e coraggiosi per affrontare le difficoltà, i fallimenti e la povertà in un momento particolare dell’umanità. Solo il forte crede, solo il forte ha fiducia, solo il forte si abbandona. “

Di fronte a tanta evidenza, possiamo chiederci: è stato Bergoglio che ha scelto Giuseppe o Giuseppe che ha scelto Bergoglio?

Lui stesso risponde: “Anche il Papa, per esercitare il potere, deve immettersi ogni volta di più in questo servizio che ha il suo culmine luminoso sulla croce; deve porre il suo sguardo al servizio umile, concreto, ricco di fede di San Giuseppe e, come lui, aprire le braccia per proteggere tutto il popolo di Dio e accogliere con dolcezza e tenerezza tutta l’umanità”.

E confessa un segreto intimo: “Vorrei dirvi anche una cosa molto personale. Mi piace molto San Giuseppe, perché è un uomo forte e di silenzio. Nel mio ufficio, ho una foto di San Giuseppe che dorme, e dormendo, si prende cura della Chiesa. Quando ho un problema o una difficoltà, io scrivo su un pezzo di carta e lo pongo sotto San Giuseppe, in modo tale che lui lo sogni. Ciò significa che egli prega per questo problema.”

Per evitare che l’amore si perda, il Papa ha chiesto alle famiglie di non lasciare da parte la capacità di sognare, e di essere attenti a tre atteggiamenti: riposare nel Signore, alzarsi con Gesù e Maria ed essere voce profetica. Egli ha sottolineato che Dio si manifesta all’uomo in tempi di riposo ed è essenziale trovare il tempo per pregare in mezzo alle attività quotidiane. “Questi preziosi momenti di riposo, di riposo con il Signore nella preghiera sono momenti che vorremmo, forse, prolungare. Ma, come San Giuseppe, quando sentiamo la voce di Dio dobbiamo svegliarci, alzarci e agire “, disse. “Ogni volta che ho chiesto qualcosa a San Giuseppe, lui me l’ha concesso”, ha detto il Papa.

“Egli è il modello di educatore, padre e sacerdote. Così, raccomando alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti ­ che sono anche genitori ­ e coloro che hanno un ruolo educativo nella Chiesa e nella società “. Il Pontefice ha fatto una riflessione sulle tre lezioni che San Giuseppe offre alle famiglie in tutto il mondo: sono “il riposo nel Signore nella preghiera”, “crescere con Gesù e Santa Maria” e “essere una voce profetica nella società”.

Nella giornata del lavoro, il Papa ha detto ai giovani: “Cari giovani, imparate da San Giuseppe, che ha avuto momenti difficili, ma non ha perso la fiducia, e ha imparato a superarli.” Nel 2014, il Santo Padre ha affermato in questo giorno che San Giuseppe è il modello di “maestro” e “papà” per tutti i genitori del mondo.

La catechesi dell’udienza generale del Mercoledì, il 4 febbraio 2015, Papa Francesco ha parlato della figura del padre nella famiglia. Ha ricordato che San Giuseppe è stato tentato di lasciare Maria quando scoprì che era incinta, ma ha abbracciato la missione di padre. Il Santo Padre ha chiarito che “ogni famiglia ha bisogno di un padre.”

Secondo Papa Francesco, la prima necessità è che un padre sia presente nella famiglia: “La prima necessità è proprio questa: che il padre sia presente nella famiglia. Che si trovi accanto a sua moglie, per condividere tutte le gioie e i dolori, le speranze e le opere. E stia con i loro figli nella loro crescita: quando giocano e quando sono impegnati, quando sono senza preoccupazioni e quando sono in difficoltà, quando si esprimono e quando sono taciturni, quando osano e quando hanno paura, quando fanno un passo sbagliato e quando ritrovano il cammino. Il Padre presente, sempre. “

Papa Francesco ha parlato anche della parabola del figliol prodigo nella sua catechesi ­ meglio conosciuta come quella del padre misericordioso ­ che troviamo nel Vangelo di Luca, e considerò di aver trovato in essa una grande dignità e tenerezza nell’attesa del padre per suo figlio: “I genitori devono saper essere pazienti. A volte, non c’è altra cosa da fare che aspettare, pregare e sperare con pazienza, gentilezza, generosità, misericordia. Un buon padre sa attendere e saper perdonare.”

Giuseppe

Riferimento per l’uomo di oggi Il Libro di Giuseppe: riferimento per l’uomo d’oggi, cerca di rendere la figura di Giuseppe più vicina all’umanità, in modo che, come la Chiesa desidera, lui sia un punto di riferimento per l’uomo. Il libro presenta le icone di San Giuseppe e la Sacra Famiglia, le indicazioni liturgiche e devozioni che, nel decorrere della lettura, possono farvi pregare, contemplare e crescere nell’amicizia con il padre adottivo del Redentore. Pertanto, “Andate da Giuseppe.”

A proposito del libro: Libro Giuseppe: riferimento per l’uomo d’oggi. Autore: Cassiano Rocha Azevedo. Editore: Edizioni Shalom. Pagine: 158. Edizione: 2011

A proposito dell’autore: Cassiano Rocha Azevedo è un celibe consacrato della Comunità di Vita della Comunità Cattolica Shalom, si è laureato in architettura presso l’UFC e specializzato nei Beni Culturali della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Tradotto da Jhoanna M. M.Climacosa


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