per me, queste situazioni, erano sempre le stesse, perché non lasciavo entrare niente di nuovo nella mia vita. Il disgusto che io vivevo in questi aspetti della mia vita, era nel modo in cui io li percepivo, il modo in cui i miei occhi vedevano il mondo.
Ho deciso, allora, un giorno, di andare via, per qualche giorno, e ho cominciato a cercare su internet alcune mete verso cui partire. In fondo, neanche io credevo di trovare qualcosa, ma solo il fatto di cercare, provare, già mi faceva apparire la situazione meno pesante. Sono entrata nel mio profilo facebook, ho trovato il post con l’evento del campeggio condiviso da una ragazza con cui ero amica dai primi anni di scuola. Le ho chiesto se fossi potuta andare anche se ero atea, visto che nella mia testa c’erano solo la voglia di divertitirsi e le stupèidaggini. Lei mi ha risposto che non ci sarebbero stati problemi poiché sarebbero andate anche altre persone che non credevano in Dio.
Mancavano solo due giorni al campeggio, e stavo finendo di sistemare la mia valigia… il fatto che i miei risparmi corrispondevano esattamente al costo dell’iscrizione non era una coincidenza, era tutto ciò che avevo. Ero decisa ad andare e passare finalmente alcuni giorni fuori casa… La cosa divertente è stata che è stato proprio attraverso questo desiderio di fuggire da tutto e da me stessa che mi sono ritrovata, entrando in contatto con un io che per me non esisteva, avendolo scordato da tempo. Ho percepito, molto tempo dopo, che Dio si stava prendendo cura di tutto con il suo amore provvidente, poiché grande era la preoccupazione di mia mamma, sapendo che io sarei andata a questo campeggio, senza conoscere praticamente nessuno, ma grande era il desiderio che Dio metteva nel mio cuore. Mi ricordo che, prima di entrare sull’ autobus, lei mi ha chiesto per l’ennesima volta se io volessi davvero fare quel campeggio, ma io ero determinata …
Dur
ante le attività proposte nel campeggio, tutto mi sembrava così strano! Davanti alla gioia, a tutte le persone che
saltavano, sorridevano, danzavano, che cosa strana, io pensavo… Avevamo diverse attività la mattina nelle quali io non sapevo neanche il nome, io non conoscevo queste cose, questa gioia nell’agire, nel lodare. Io non capivo… perché si faceva tutto questo? Se Dio non esistesse non sarebbe possibile… Ho cominciato da subito a sentirmi come pesce fuor d’acqua e volevo andarmene. Tutto era molto assurdo e diverso da me. Ho preso subito il telefono e ho chiamato mia mamma, chiedendole di venirmi a prendere immediatamente. Tuttavia, parlando con lei, percepivo che non sapevo l’indirizzo del luogo in cui mi trovavo, è cosi l’ho chiesto alla prima persona di fronte a me: Kleber, che era
l’animatore dell’evento. Lui mi ha detto che prima di andare via dovevo avvisare la coordinatrice degli alloggi,
Manu, e ci sono andata, mentre aspettavo la telefonata di mia madre…
Ora percepisco come tutte le opere del Signore sono grandiose, come lui si fa dono in tutti i dettagli, in ogni persona che poneva al mio fianco… come Lui mi sussurrasse il suo nome ed io, completamente sorda, non ascoltavo! Manu mi ha subito chiesto il motivo del mio desiderio di andare via, e abbiamo parlato. dopo aver spento il telefono, mi ha proposto una sfida: quella di rimanere lì per un giorno in più, che per qualsiasi cosa io avrei potuto parlare con lei, e lei mi avrebbe lasciata libera… E se avessi voluto andarmene il giorno dopo avrei potuto. Ho accettato, e anche in questo il Mio Amato ha “fatto centro”…poiché sapeva che la mia anima non sarebbe stata capace di rifiutare quell’unica sfida.
Il giorno seguente ho avuto la mia prima esperienza con Dio dopo tanti anni distante dalla Chiesa cattolica. Dio si è presentato me, nella mia piccolezza e fragilità, ha ripreso il legame che avevamo quando io ero bambina e andavo in Chiesa. Lui mi conosceva! Anch’io lo conoscevo ma avevo scordato la sua infinita presenza così dolce a causa del mio grande e stupido ateismo. Dio non solo si è fatto presente ma ha avuto la carità di spiegarmi i principali motivi di tristezza che io avevo, che io stessa non conoscevo. Lui mi ha spiegato la mia stessa storia e in quell’ istante ha fatto sì che io mi sentissi più libera… Tuttavia, la mia paura del sovrannaturale era così grande e l’impatto nella mia esperienza da atea così forte , che ho cominciato a dubitare, non potevo credere che non ero più capace di spiegare cosa mi stava succedendo. Ho continuato a rimanere li, tutti i giorni del campeggio, partecipando alle attività e senza capire cosa stava accadendo… Ma non era tutto…
In una delle messe in cui mi rifiutavo di andare, il sacerdote ha detto: “Io voglio uscire dalle mie prigioni”, questa frase mi ha penetrato, è entrata nel mio udito ormai compromesso, accomodante e sgradevole, nonostante fossi nelle ultime file. Questa frase può riassumere tutto quello che la mia anima gridava. Io volevo uscire dalle mie prigioni, non sopportavo più il fatto di camminare con le mie stesse gambe sulla strada del mio stesso dolore ed essere incapace di amare, oltre che gli altri anche me stessa. Non lo sopportavo più. Volevo essere libera, ardentemente libera. In questo momento mi sono sentita penetrata dalle parole del sacerdote. Mio Dio! Ho capito cosa stavo cercando, tutto quello da sempre volevo trovare. La mia malattia spirituale era stata debellata, e percepivo come quelle persone, così come me, cercavano qualcosa di più grande, qualcosa di eterno, che non cercavano la superficialità delle relazioni, ma volevano vivere un sincero dono di sè e, quando ho percepito questo, i miei occhi si sono riempiti di lacrime…
Tardi ti ho amato! Parafrasando il mio amico Sant’Agostino. Tu ti facevi presente e mi sussurravi il tuo nome nella mia infinita imperfezione. Mi fai ora sapere quanto eri vicino a me, nonostante Ti negassi! Quanto io gridavo al mondo e nel profondo il mio cuore la scarsa certezza della tua completa inesistenza… Non percepivo che mi guardavi, perché tu mi amavi, Signore.
Mi ricordo di voler rimanere in disparte durante il campeggio, affinché nessuno scoprisse il mio ateismo , perché sapevo che avrebbero voluto evangelizzarmi, (non sapevo poi che era ogni cosa,lì, ad evangelizzarmi). Ma Dio ha bisogno di risorse, Lui fa tutto da solo. Sono stata amata e curata dalle persone di quel luogo come forse mai prima di allora, poichè avevo la più profonda certezza che le persone religiose erano intolleranti e avevano avversione contro gli atei. È stato il tuo amore Signore! L’ho sentito anche se non sapevo dargli un nome! Tante le promesse del mondo che non sono state mantnute, Dio è stato l’unico che mi ha reso libera, ha distrutto tutte le mie e maschere nel modo più bello e delicato possibile, e mi ha regalato il dono dell’autoconoscenza, mi ha fatto sapere chi sono: Sua figlia.
I giorni passavano, io scoprivo sempre di più cos’era la Comunità Cattolica Shalom. Oggi, rimango a pensare… Come ho fatto a incontrare questo luogo? Come è bella la mia storia di salvezza! non perché l’ho costruita, ma perchè ho lasciato che Dio la costruisse in me. Ho incontrato, nella Comunità Shalom, un popolo che cerca di amare Dio in modo “incarnato” Come hai potuto creare Signore, un Carisma così bello? Sembra che è stato fatto per me! Per vivere ho la mia imperfetta umanità, Mi sento unita a tutti e, insieme, abbiamo molto dacrescere. Grazie, Signore! Per aver scelto la mia piccolezza.
Ci ho messo molto tempo per scoprire il nome della mia vocazione: per tutta la mia vita ho portato dentro questo desiderio senza saperlo definire, il desiderio di dare la mia vita per salvare dalla morte gli altri, i miei fratelli. La mia essenza senza Dio diventa senza significato, senza valore. Como ero persa, senza di Te, MioDio! Come ho ferito il mondo e me stessa rifiutando la mia propria vocazione, essendo distante da Te! Quanto ci ho messo per scoprire questo nuovo nome, che credo sia da sempre stato mio: Shalom.
, 19 anni