Cari fratelli e sorelle della Comunità e dell’Opera Shalom,
In questo tempo il nostro cuore è preso da un misto di dolore e gratitudine davanti alla Pasqua del nostro amato Papa Francesco.
Siamo stati sorpresi nella mattina del lunedì dell’Ottava di Pasqua con la notizia della sua partenza per la Casa del Padre. E ciò che sgorga in noi, prima di tutto, è una grande lode a Dio per il dono che è stato Papa Francesco nella vita, nella storia e nella missione della Comunità Cattolica Shalom.
Sì, la morte del Santo Padre genera in noi un silenzio reverente, ma allo stesso tempo un profondo riconoscimento per ciò che egli è stato, per il bene che ci ha fatto e per la grazia di aver camminato con la Chiesa sotto la sua guida, in un tempo così decisivo e fecondo.
Un Papa amico del Dio Misericordioso, amico dei poveri, amico dei giovani e, posso dirlo con tutto il cuore: nostro amico, amico della Comunità Cattolica Shalom.
Papa Francesco, durante i suoi più di dodici anni di pontificato, ci ha accolti tante volte con uno speciale affetto paterno.
Ci ha sempre ricevuti con uno sguardo di vicinanza, di ascolto e di fiducia.
Ha accompagnato la missione della Comunità con affetto e attenzione. E non sono stati pochi i segni di questa amicizia che ci ha dato.
Noi, che abbiamo avuto la nostra vocazione e il nostro Carisma generati “ai piedi di Pietro”, abbiamo sempre visto nel nostro rapporto con il Santo Padre qualcosa che va ben oltre il puramente istituzionale o formale.
L’amore, la fedeltà e la comunione con il Successore di Pietro fanno parte della nostra identità. E con Papa Francesco, questo tratto del nostro Carisma è diventato ancora più visibile, ancora più concreto e tangibile, pieno di ‘affetto filiale’.
Noi lo abbiamo davvero amato, e sappiamo che anche noi siamo stati molto amati da lui come padre, come pastore e come vero amico e fratello.
Possiamo dire, sì, che è stato “il Papa della Misericordia” — e quanto questo parla al nostro cuore, noi che viviamo dell’esperienza fondamentale con il Cristo Risorto che è passato attraverso la Croce, che, senza rinunciare ai suoi, si è messo in mezzo a coloro che lo avevano abbandonato durante la Passione, ha mostrato loro le piaghe gloriose — vittoria del perdono sul peccato e sulla morte — e ha offerto loro il Suo Shalom, la Sua Pace.
Questo Amore che non rinuncia mai a nessuno!
Il nostro caro Papa Francesco ci ha insegnato ad essere, ancora di più, una “Chiesa in uscita”, che va incontro al cuore ferito dell’umanità; una Chiesa che non si chiude in se stessa, ma si offre come un dono pasquale al mondo.
È così che ha vissuto fino alla fine. È anche così che se n’è andato: ‘in stato di uscita’.
La Domenica di Pasqua, si è recato in Piazza San Pietro, da dove ci ha concesso la tradizionale benedizione Urbi et Orbi e ci ha augurato, con il sacrificio di un grande sforzo fisico, ma anche con la sua tenerezza e fermezza di sempre, una “Buona Pasqua”.
E come ha sempre fatto, ha voluto essere, letteralmente, in mezzo al popolo, un pastore sempre in mezzo alle pecore.
Ha vissuto in ‘stato di uscita’ e se n’è andato come ha vissuto: offrendosi.
Francesco ci ha insegnato la misericordia con gesti e parole.
Ha trasformato la “Chiesa in uscita” in un appello vivo per tutti noi, incarnato nel suo modo di essere e di agire come pastore.
Il Papa che ha irradiato la “Gioia del Vangelo” e ci ha rivelato, con semplicità e coraggio, il volto tenero di Dio.
Colui che ha avvicinato coloro che si trovavano “nelle periferie esistenziali”, mettendoli al centro — perché è esattamente così che ama il cuore di Dio.
Il Papa che ci ha invitati a ‘rallegrarci ed esultare’ – Gaudete et exsultate – perché siamo chiamati alla santità, “il volto più bello della Chiesa” (GE, §9), e che, con le sue parole e i suoi gesti, ci ha aiutati a tenere fisso lo sguardo sul Cielo, nostra meta, durante tutto il suo pontificato!
Sono sempre stati evidenti i tratti profondamente mariani del cuore, della vita e della missione di Papa Francesco.
Ci ha sempre colpito il fatto che, all’inizio e alla fine di ogni viaggio apostolico, tenesse a visitare l’immagine di Maria Salus Populi Romani, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.
È lì, accanto alla Vergine, che ha espresso il desiderio che anche il suo “ultimo viaggio terreno” terminasse — chiedendo di essere sepolto molto vicino all’immagine di Maria Santissima.
Rivolgendosi ai giovani, ha detto una volta: “Maria è stata la giovane dal cuore disponibile e aperto.”
La grande apertura del Santo Padre all’azione dello Spirito Santo e la sua prontezza nell’“andare in fretta” in missione sono riflessi chiari dell’impatto che la ‘giovane Maria’ ha avuto sulla sua vita e sul suo ministero.
Ti amiamo, Papa Francesco. Il Risorto che è passato attraverso la Croce, che ha vinto la morte e ci ha aperto le Porte del Cielo, ora ti chiama a partecipare alla Gloria della Gerusalemme Celeste!
Abbiamo sempre pregato per te. Ma oggi, siamo noi che, con umiltà e fiducia, ti chiediamo: intercedi per noi, dalla Casa del Dio Misericordioso!
Per la Chiesa, per la Comunità, per i poveri, per chi soffre, per i giovani, per chi è lontano. Instancabile come sei sempre stato tra noi, crediamo che continuerai ad amare, servire ed evangelizzare con gioia — ora, dal Cielo.
Cari fratelli, rimaniamo uniti nella preghiera. Preghiamo in comunione con tutta la Chiesa, con tutta l’umanità che oggi piange questa grande perdita.
Prendiamo in mano il Santo Rosario. Presentiamo davanti a Gesù Eucaristico e a Maria Santissima il nostro dolore e la nostra gratitudine. E diciamo insieme: grazie, Signore, per Papa Francesco.
Grazie per ogni parola, per ogni gesto, per ogni sorriso, per ogni volta che ci ha indicato la Tua Santa Volontà.
Sono a Roma, portando nel cuore e nella preghiera tutta la nostra Comunità, come segno del nostro amore e della nostra gratitudine al Santo Padre.
Quando, nella mia giovinezza, ho avuto la grazia di fare il gesto di offrire la vita ai piedi di San Giovanni Paolo II, quello non fu un atto puramente personale, ma rappresentava tutto il popolo che Dio stava generando nel Carisma Shalom. Così anche ora: sono a Roma a rappresentare tutta la Comunità Shalom, per dire: Grazie di tutto, caro Papa Francesco!
Continueremo in stato permanente di missione, come lui ci ha insegnato, come figli della Chiesa, con lo sguardo rivolto al Cielo.
Perché Cristo è risorto! Alleluia!
Sì, è veramente risorto! Alleluia!
Con amore e speranza,
Moysés Louro de Azevedo Filho