Il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha presentato, nella sua omelia durante la celebrazione eucaristica dell’Assemblea generale dell’Opera Shalom, tenutasi sabato scorso (21), sei punti importanti sulla chiamata di Dio. Il cardinale ha poi sottolineato:
“Cari fratelli e sorelle, auguro a ciascuno di voi di conservare sempre nel cuore la gioia di aver incontrato Gesù e di aver trovato in lui la “Luce che splende nelle tenebre” e a ciascuno di voi di avere il coraggio di seguirlo sul cammino che vi ha indicato o che vi indicherà in futuro.”
1 – Il Signore ci invia anche alcuni “segni”.
Innanzitutto, saper discernere i “tempi della vita”. Forse avete sentito dire che nel momento in cui Giovanni Battista viene arrestato, Gesù capisce che la missione del precursore è finita e che ora inizia la sua. Questo è un primo punto molto importante. Gesù capì che il tempo della “vita nascosta” era finito e che ora iniziava il tempo della missione pubblica. Per questo lasciò Nazareth, la sua famiglia, i suoi affetti, si trasferì a Cafarnao e iniziò il suo ministero in Galilea. Così è anche per noi. Il Signore ci manda anche dei “segni” per farci capire che una stagione della nostra vita sta finendo e ne sta iniziando un’altra. Pertanto, dobbiamo decidere e lasciarci alle spalle ciò che appartiene al passato per abbracciare la chiamata che il Signore ci mostra. Non possiamo aspettare all’infinito!
2 – All’origine di ogni chiamata c’è l’iniziativa di Dio
Un secondo aspetto. La chiamata arriva perché “il Regno di Dio è vicino” (cfr. Mt 4,17), come annuncia Gesù stesso. La presenza di Dio tra noi, attraverso il suo Figlio fatto uomo, è proprio la realtà nuova e inaspettata che cambia la vita e ispira l’intera vocazione cristiana. All’origine di ogni chiamata non c’è il volontarismo, ma l’iniziativa di Dio che si rende presente e porta cambiamento e novità nella vita delle persone.
3 – La conversione porta pace, serenità e gioia interiore
Un terzo punto. Gesù dice: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino” (Mt 4,17). Per entrare nel Regno bisogna sempre convertirsi, cioè mettersi in discussione, abbandonare i vecchi modi di pensare e di agire, e soprattutto i peccati e tutto ciò che è contrario a Dio. A volte significa anche rinunciare ad alcuni progetti di vita. Convertirsi significa in definitiva liberarsi e aderire a Cristo, alla sua volontà, al suo modo di vedere le cose. E noi aderiamo a ciò che lui vuole da noi, alla nostra vocazione. Anche se faticosa, la conversione porta pace, serenità e la gioia interiore di aver trovato la strada giusta.
4 – Il Signore può far sentire la sua voce
Un quarto punto. Il Vangelo ci mostra come la chiamata dei primi quattro discepoli sia arrivata all’improvviso e inaspettata, proprio nel mezzo degli eventi frenetici della vita: mentre “gettavano” le reti o mentre le “rammendavano”. La stessa cosa accade a noi. Non possiamo aspettare un momento in cui non abbiamo impegni, in cui la vita è per così dire “sospesa”, per iniziare a seguire il Signore. In mezzo ai nostri impegni e alle nostre preoccupazioni, il Signore può far sentire la sua voce, che non deve essere soffocata dalla routine quotidiana delle nostre attività.
5 – Ogni chiamata è prima di tutto un invito a diventare discepoli.
Un quinto punto. Ogni chiamata è prima di tutto un invito a diventare discepoli: “Seguimi” (Mt 4,19), e da questo diventare discepoli deriva un compito, una missione che Gesù stesso ci affida. È Gesù stesso che ci rende capaci del compito che ci affida: “Vi farò diventare” pescatori di uomini, dice ai suoi primi apostoli. Nessuno può dotarsi di capacità superiori alle nostre forze. Nessuno può pensare di essere un buon padre, una buona madre, un buon evangelizzatore, un buon sacerdote con le proprie forze. Ed è anche importante riflettere sul fatto che il Signore ci chiama sempre a qualcosa di bello e grande, che supera le nostre aspettative e tutto ciò che abbiamo fatto nella nostra vita passata. Pietro e Andrea pescavano pesci e sono stati chiamati a pescare persone e a portarle nella casa luminosa del Regno, tante persone che erano disperse, incapaci di uscire dalle loro tenebre, una missione meravigliosa che Gesù affida anche a voi!
6 – Dobbiamo confidare in Gesù, è Lui che ci chiama
Un ultimo punto: come fece Gesù stesso quando lasciò Cafarnao, i primi discepoli lasciarono tutto – la barca e il padre – e lo seguirono. Quando la chiamata diventa evidente, quando sembra chiara e rivolta proprio a noi, dobbiamo fidarci di Gesù che ci chiama e lasciare da parte ogni occupazione, affetto e sicurezza e iniziare a seguire Gesù lungo un percorso di cui non conosciamo subito l’itinerario, non sappiamo dove ci condurrà, ma sarà certamente qualcosa di grande che ci renderà felici e sarà una grande benedizione per molti altri.