L’annuncio di Cristo, la riflessione sulla fede, sulla verità della fede, ha un’importante dimensione estetica! La fede non è solo un insieme di asserzioni, un insieme di concettualizzazioni, astrazioni razionali, no! La fede, la verità della fede, non è questo. La verità non è un’idea. La verità non è un’astrazione del razionale. Le idee, le formulazioni della ragione, sono in grado di dire qualcosa della verità, ma non la esauriscono. Non sono la verità. Le affermazioni, le idee, non sono propriamente la verità. La verità è una persona. La verità è un volto, che ha un contenuto e una forma.
La luce della fede, infatti, è in grado di illuminare l’intera esistenza dell’uomo. Ora, perché una luce sia così potente, non può emanare dall’uomo stesso; deve provenire da una fonte più originaria. In ultima analisi, deve venire da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, cioè nell’incontro con un volto! È Dio che chiama ogni uomo e ogni donna e rivela il suo amore. Un amore che lo precede e sul quale può appoggiarsi per costruire solidamente la sua vita.
Trasformati da questo amore, si ricevono occhi nuovi, si sperimenta una grande promessa di pienezza e si apre una visione del futuro. La fede è una visione di speranza. Una visione di un futuro. È una sorta di memoria del futuro, la visione di un volto glorioso che ci guarda.
Spesso nel discorso sulla fede nella Chiesa si mette in evidenza solo ciò che può essere dimostrato razionalmente. Solo ciò che può essere dimostrato razionalmente come vero e giusto. Questo è un punto importante, ma non è tutto. Forse per questo motivo pochi sanno quanto sia fondamentale nella vita missionaria e apostolica e nell’attività evangelizzatrice della Chiesa la cosiddetta via pulchritudinis, cioè la via della bellezza.
La fede è anche un ambiente di dialogo, di relazione, di conoscenza che l’uomo ha della verità di Dio! La fede è il frutto della rivelazione del volto di Dio all’uomo e questo è bello! La fede è bella! Proprio perché ci rivela molto più di un concetto, ma ci rivela una Persona, ci rivela un volto. E nella predicazione della Chiesa non troviamo solo formulazioni teoriche, sarebbe troppo poco! Sarebbe una filosofia qualsiasi. Nella predicazione della Chiesa incontriamo il bel volto di Cristo.
Il Verbo di Dio si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi e noi abbiamo visto la sua gloria. Questo è ciò che appare nel prologo del Vangelo di San Giovanni: “e noi vedemmo la sua gloria” (Gv 1,14). Tuttavia, è possibile rendersi conto che questa dimensione estetica è andata un po’ persa nella teologia e nella predicazione di alcuni membri della Chiesa. Oggi si parla molto della verità da difendere, del bene e del male morale da fare o da non fare, ma a volte manca il discorso sulla bellezza.
Il discorso contemplativo che descrive i bei tratti del volto di Cristo che si rivela! Il discorso sulla bellezza spesso manca in mezzo a noi. E corriamo il rischio di accontentarci di una sorta di “teologia monocromatica”, cioè di un solo colore. Una teologia di una sola nota, monotona, che ripete formulazioni, che memorizza concetti e continua a ripeterli a destra e a manca, concetti che finiscono per diventare solo astratti, scollegati dalla realtà viva e vivente di Dio, dalla realtà viva e vivente dell’umanità, della Chiesa e del mondo.
Occorre una nuova esperienza di essere Chiesa, che non sia solo concettualismo accademico, ma un’esperienza viva e ricca di contemplazione, di relazione con Dio. Un pensiero penetrato dalla bellezza e dalla gloria divina.
Per alcuni un discorso come questo, sulla bellezza in teologia, può suonare come qualcosa di seconda categoria, qualcosa di un po’ sospetto, che fa pensare a un certo relativismo, edonismo, sincretismo, o addirittura portare all’errore, giusto? Ma dobbiamo fare attenzione, perché è il contrario!
La bellezza può salvare dai discorsi fondamentalisti e idealisti. Perché la bellezza è una vita di esperienza diretta, personale! E quando si tocca il divino, quando si vede il divino, non ci possono essere contestazioni! Le idee diventano insufficienti di fronte al mistero contemplato, di fronte alla conoscenza faccia a faccia, dall’interno, una conoscenza esperienziale!
Questo è ciò che gli apostoli hanno detto chiaramente: “Non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e udito, ciò che abbiamo toccato! Le nostre mani hanno toccato il Verbo della vita”. (1 Gv 1,2) Questa esperienza personale è molto importante in teologia.
In alcune correnti teologiche la bellezza è stata associata addirittura al peccato, al piacere, alla concupiscenza, al benessere. Ma il pulchrum, il Bello, fa parte della stessa realtà spirituale della Verità e del Bene. Si tratta di una triade metafisica inscindibile, un treppiede che incontra il fondamento della realtà: Bellezza, Bontà e Verità. Sono in fondo la stessa realtà spirituale.
Anche uno svizzero di nome Hans Urs von Balthasar, uno dei più famosi teologi cattolici del XX secolo, un po’ controverso per alcuni ma davvero un grande genio teologico e spirituale, amava molto questa via della bellezza. Diceva che la bellezza incorona la doppia stella del vero e del buono, in un rapporto indissolubile con la verità e la bontà. La bellezza trascina sempre con sé queste due sorelle, la verità e la bontà.
Così possiamo dire che chi non entra nel linguaggio della bellezza, sia nel pensiero teologico che nella vita spirituale, diventa gradualmente qualcuno che non è più capace né di pregare né di amare. Sì, perché l’amore e la preghiera sono esperienze di bellezza!
La conoscenza di Dio, la conoscenza della sua verità sostanziale nell’essenza di Dio avviene solo attraverso l’amore! Se entra nell’amore può conoscere Dio. San Giovanni è chiaro: “Chi ama conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio” (1Gv 4,7). Dunque la vera conoscenza di Dio non sta nell’arroganza della ragione, della ragione isolata, indipendente, autoreferenziale, no! Piuttosto, in una ragione alleata con la contemplazione! Una ragione alleata con l’esperienza personale. Come dice Papa Benedetto XVI, la teologia si fa in ginocchio! Cioè nel contatto personale e orante con il mistero divino.
Padre Cristiano Pinheiro, Dottore in Teologia Dogmatica e missionario a New York.